“Bisogna rendersi conto del nuovo antisemitismo montante in Europa e insegnare alle nuove generazioni che quello che è stato non deve più ripetersi.” Probabilmente è stata la frase che più di tutte si è sentita in tv durante la settimana che ha accompagnato la Giornata della Memoria. Molti politici, giornalisti e opinionisti hanno preso atto in questi giorni che una nuova ondata di sentimento antiebraico sta attraversando il nostro continente ed è arrivato il momento di agire prima che sia troppo tardi. Esempio calzante di questo è la recente conferenza all’Assemblea Generale dell’ONU interamente dedicata al tema e che ha invitato i governi degli Stati membri a mettere a punto una nuova e puntuale legislazione in materia.
Il negazionismo, i nuovi partiti neofascisti e neonazisti e il fatto che purtroppo sono rimasti ben pochi sopravvissuti alle deportazioni naziste diventano fattori che impongono una certa urgenza per far si che i giovani, soprattutto quelli nati nel nuovo secolo, possano essere sensibilizzati al tema della Shoah. Il governo del Regno Unito ha colto subito l’occasione per finanziare un progetto da 50 milioni di sterline per la costruzione di un nuovo Holocaust Memorial nel centro di Londra. Il Primo Ministro David Cameron ha annunciato il finanziamento governativo dell’opera aggiungendo che “il paese si impegnerà nel mantenere la sua promessa di ricordare oggi, domani e per ogni generazione che verrà, lo dobbiamo agli ultimi sopravvissuti e a tutti quelli che sono stati assassinati nel periodo più buio della storia umana.” Il nuovo memoriale si va ad aggiungere a un altro presente in Hyde Park, alla sezione dedicata nell’Imperial War Museum e al centro Beth Shalom di Laxton. Ben 4 opere realizzate in un paese che non ha subito l’onta dell’occupazione nazista e dove gli ebrei non hanno avuto lo stesso trattamento di quelli dell’Europa continentale.
Argentina, Brasile, Australia, Sudafrica, Canada e Stati Uniti sono tutte nazioni dove l’oppressione dei nazisti non c’è stata eppure hanno tutti il loro museo e vari monumenti celebrativi. Persino il Giappone, alleato di Hitler durante la guerra, ha costruito, a poca distanza da Hiroshima, un centro educativo sulla Shoah che ospita oggetti e testimonianze provenienti da altri musei ed è specializzato nel campo dell’istruzione dei bambini sull’argomento. Solo negli Stati Uniti sono 24 i musei esclusivamente dedicati, molti dei quali sono delle vere e proprie eccellenze nel campo storico e documentale. Anche sul suolo europeo la maggior parte dei paesi ha accettato la sfida di dover fare i conti con la propria storia: Francia, Olanda, Germania, Polonia e altri paesi dell’est hanno già realizzato un numero interminabile di opere, esposizioni e iniziative per affrontare l’argomento. In particolare la Germania, che porta sulle sue spalle il peso di ciò che le passate generazioni hanno compiuto, ha fatto e continua a fare di tutto per far si che le coscienze dei propri cittadini siano sensibili alla Shoah e ai crimini nazisti.
Vi sarete probabilmente accorti che manca all’appello uno dei paesi che ha partecipato attivamente alle deportazioni: il nostro. Purtroppo l’Italia da sempre fa fatica ad affrontare i suoi periodi oscuri, che sia il fascismo, gli anni di piombo o le stragi di mafia, la nostra classe dirigente non riesce mai a spiegare (e forse anche a spiegarsi) perché un determinato evento si è verificato e soprattutto difficilmente si prende le responsabilità che dovrebbe. E’ uno scandalo che a Roma, una delle capitali occupate e che ha contribuito al numero delle vittime della Shoah, qualsiasi giunta si sia succeduta, di qualsiasi colore politico essa fosse, non è riuscita a vedere realizzato un adeguato museo. Molte volte il dossier è stato aperto e tentativi sono stati fatti ma da anni siamo fermi per colpa della burocrazia e del malaffare che regnano sovrani nella nostra bistrattata nazione. E che non si faccia un discorso che sia limitato agli ebrei, nessuno di noi vuole che i nostri figli non imparino l’amara lezione dei campi di sterminio. Lo dobbiamo ai morti innocenti, lo dobbiamo ai sopravvissuti che nonostante l’età ancora girano per le scuole a raccontare le loro storie e lo dobbiamo a noi stessi per non scordarci cosa l’essere umano è capace di fare quando il lume della ragione smette di irradiare la sua luce positiva per lasciare il posto all’oscurità, alla notte che copre tutto e intorpidisce l’amore per cui siamo nati e che dovrebbe essere il fine ultimo della nostra esistenza.