Incentivato dalla crescente richiesta di assistenza nel campo della sicurezza e dalla ricerca di nuovi alleati, il premier israeliano Netanyahu ha fissato l’obiettivo di migliorare i rapporti con le nazioni africane. La tempistica è perfetta perché il Primo Ministro visiterà il continente nei prossimi giorni in occasione del quarantesimo anniversario dell’operazione di salvataggio di ostaggi in Uganda in cui perse il fratello Yonathan.
Al momento non è stato rilasciato nessun itinerario ufficiale ma è sicuro che Bibi visiterà il Kenya, paese con cui Israele ha forti legami.
Il progresso economico, la minaccia dell’Islam radicale e la richiesta di tecnologia avanzata, sia a carattere militare che civili, rende certi paesi particolarmente inclini a instaurare buoni rapporti con Israele. In particolare le tecnologie in campo agricolo e idrico sono quelle che fanno più gola ai paesi del continente nero.
Secondo Na’eem Jeenah, capo dell’istituto di ricerca Afro-Middle East Center, si tratta di una grande opportunità per tutte le parti coinvolte e ripaga gli sforzi compiuti da Israele per migliorare la sua immagine all’estero. L’ultima visita di un premier israeliano in Africa è quella di Yitzhak Rabin che nel 1994 si recò a Casablanca in Marocco.
Per Israele è un’occasione imperdibile: proprio quando l’Unione Europea minaccia economicamente lo Stato Ebraico etichettando i prodotti provenienti dagli insediamenti della West Bank, quest’ultimo può legarsi con degli Stati in via di sviluppo nei campi dove eccelle. La speranza è che questo possa tradursi in un maggiore supporto diplomatico alle Nazioni Unite dove storicamente è in difficoltà a causa dell’elevata presenza di paesi musulmani.
Fra il 1967 e il 1973 le guerre fra Israele e i suoi vicini spinsero gli Stati africani, pressati soprattutto dai paesi nordafricani, a chiudere i rapporti con lo Stato Ebraico. Non è un caso che l’aereo della Air France dirottato da terroristi palestinesi nel 1976 atterrò ad Entebbe in Uganda.
Dal 1982 però molti Stati africani hanno cominciato a rendersi conto dell’errore. Con Avigdor Liberman al Ministero degli Esteri nel periodo 2009-2015 Israele ha cominciato ad intessere nuovi legami con i paesi dell’Africa anche in risposta alle difficoltà incontrate con l’Unione Europea per il crollo dei negoziati con i palestinesi. La ricerca di nuovi partner strategici è diventata infatti una priorità per il Ministero degli Esteri israeliano.
A testimonianza di tutto ciò ci sono le recenti visite in Israele del presidente keniota Uhuru Kenyatta, del Ministro degli Esteri del Ghana e di una nutrita delegazione di leader religiosi africani. Senza dimenticare poi il viaggio in Sudafrica di Dore Gold, Direttore Generale del Ministero degli Esteri israeliano.
Al momento il volume degli scambi fra Israele e Africa costituisce solo il 2% del totale del commercio estero ma le potenzialità sono enormi. In Africa oggi ci sono infatti Stati che crescono molto rapidamente a livello economico e questo offre molte possibilità alle compagnie israeliane che si occupano di telecomunicazioni, fonti di energia alternative e hi-tech. Senza contare poi che l’esperienza israeliana nella lotta al terrorismo può essere preziosa per Stati che devono fare i conti con Boko Haram, Al-Shebab e Al-Qaeda.