Nazismo–Germania. Un binomio diventato un abominio. Una grossa macchia sulla storia mondiale e tedesca in particolare. Una vergogna ereditata, che alberga nella mente dei tedeschi, ma che sta svanendo.
Alcuni anni fa un sondaggio aveva rivelato che quasi il 70% dei tedeschi risultava essere indignato perché gli venivano ancora addebitate responsabilità commesse contro il popolo ebraico.
Un recente sondaggio, invece, ha evidenziato che poco meno della metà della popolazione tedesca ritiene che l’attuale equivalente politico della Germania nazista sia Israele. Secondo il 25% degli intervistati: “Molti ebrei cercano di usare il Terzo Reich della Germania a loro vantaggio”.
Ed è qui che dai libri di storia andrebbe tolta la coltre di polvere che li ricopre. Occorre prenderne uno, aprirlo e avere il coraggio di leggere quelle pagine nefaste per tutti gli esseri umani che raccontano la Shoah.
Meglio ancora, la “Soluzione finale della questione ebraica”, perché il termine Shoah è stato usato dopo i crimini della Germania nazista. “Soluzione”, come se ci fosse un problema. Eh sì, Germania nella sua interezza, un paese colpevole di aver perpetrato barbarie nei confronti del popolo ebraico o di essersi girato dall’altra parte per non guardare i crimini che venivano commessi sotto ai loro occhi.
La Endlösung der Judenfrage è stato uno sterminio sistematico per cancellare dalla faccia della Terra un’intera popolazione, fatta diventare colpevole di una colpa mai commessa. Un eufemismo servito a celare il genocidio verso l’esterno e utilizzato come giustificazione ideologica, come se davvero l’eliminazione fisica del popolo ebraico fosse il colpo di spugna per togliere e risolvere i problemi del mondo.
A più di sette decenni di distanza c’è chi vorrebbe cancellare quella vergogna. Ma non si può, perché la volontà di annientare un popolo non deve essere una responsabilità che il tempo può cancellare.