Una denuncia parlamentare a cui nessuno aveva dato seguito. Una rivelazione fatta dal quotidiano belga Le Soir, che in Italia è diventata una notizia grazie al giornalista della Rai Franco Di Mare.
È l’incredibile storia che riguarda le pensioni “naziste”. Una storia assurda a cui si fa davvero fatica a credere.
Procediamo con ordine. È il 1941, siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. In quell’anno il disegno di conquista e di morte del Terzo Reich è al suo apice e Adolf Hitler firma un decreto in favore dei suoi collaborazionisti.
Decenni dopo quel decreto è ancora in vigore e permette ai collaborazionisti in questione di percepire una pensione di 1200 euro. Agli schiavi dei campi di sterminio, invece, solo 50 euro.
Ricapitoliamo: la Germania riconosce pensioni da 50 euro a chi ha sofferto le pene dell’inferno nei lager e 1200 euro a chi quelle pene le ha inflitte.
A decenni dalla firma del decreto, nessun governo tedesco si è preso la briga di cancellare quell’infamità.
A cosa serve celebrare la Giornata delle Memoria, fare conferenze e scrivere libri sugli orrori nazisti?
È il particolare ancora più incredibile che questa vicenda sia venuta a galla grazie al quotidiano belga Le Soir, i cui articoli hanno reso pubblico che 30 persone in Belgio percepiscono una somma di denaro, diventata lo stipendio medio di un impiegato italiano.
E in Italia? Nel nostro paese, solo la sensibilità di Franco Di Mare ha permesso di conoscere questa storia. Il giornalista Rai ne ha parlato durante la trasmissione Uno Mattina e ne ha scritto su Facebook, la cui fine pone una domanda significativa: