È stato il discorso più atteso – e di maggiore rilevanza – quello pronunciato dal direttore del Mossad Yossi Cohen alla 19° Conferenza sulla sicurezza internazionale, dal titolo “Navigating Stormy Waters – Time for a New Course”, ospitata dal Centro Interdisciplinare di Herzliya (IDC), a nord di Tel Aviv.
Si è trattato di una rara apparizione pubblica per il capo del servizio segreto dello Stato di Israele, resa ancora più particolare dai contenuti del suo intervento, denso di informazioni, alcune inaspettate, altre semi conosciute.
In 40 minuti Yossi Cohen ha fornito delle chiare indicazioni sugli ambiti in cui il Mossad è operativo – anche con riferimento alla politica estera -, su alcune operazioni che sono già state portate a termine, sui rapporti con alcuni Paesi arabi e sulla posizione che Israele porta avanti contro l’Iran.
Il capo del sistema di informazione per la sicurezza esterna di Israele ha svelato i dettagli relativi all’operazione del Mossad per portare gli archivi nucleari iraniani da Teheran a Tel Aviv. Operazione che il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva in parte rivelato in una conferenza stampa speciale ad aprile 2018.
“Centinaia di persone – ha detto Cohen – hanno trascorso mesi a monitorare soggetti diversi e hanno fatto l’inconcepibile. Quando l’operazione era al suo apice, dopo un certo numero di notti insonni, abbiamo ricevuto segnalazioni che c’erano dischi e non solo documenti. Abbiamo dato ordine di portare dentro anche loro, anche se ciò rendeva le cose più complicate. In totale, c’erano 55.000 documenti, foto e video che aiutavano a smascherare la grande menzogna iraniana. L’operazione ha dimostrato che l’impossibile – l’impossibile e l’inconcepibile – era fattibile. L’operazione ha cambiato l’atteggiamento del mondo nei confronti dell’Iran”.
L’affermazione più significativa che dà il senso dell’impegno del servizio di intelligence nelle relazioni israeliane con i paesi arabi, è stata quando il capo del Mossad ha reso noto che la sua agenzia ha messo in piedi una “task force incentrata sulla politica estera” per contribuire a raggiungere la pace nell’area.
È stata quindi rivelata l’esistenza di una direzione per migliorare la posizione diplomatica di Israele, progettata per individuare opportunità di pacificazione in una regione in cui solo due stati arabi, l’Egitto e la Giordania, hanno relazioni diplomatiche complete con Israele. A questo però si aggiunge che altri paesi arabi hanno aderito con discrezione “agli stati di pace, alcuni di loro in modo invisibile”.
“Non abbiamo ancora con loro trattati di pace ufficiali – ha osservato Cohen -, ma esiste già una comunanza di interessi, un’ampia cooperazione e canali di comunicazione aperti”.
“Il Mossad – ha detto con tono fermo e deciso – oggi coglie un’opportunità rara, forse per la prima volta nella storia del Medio Oriente, per arrivare a un’intesa regionale che porterebbe ad un accordo di pace globale”.
“Questa è una finestra di opportunità – ha aggiunto – per condurre la regione all’equilibrio e alla pace e alla tranquillità, per sconfiggere partiti come Daesh”.
A contribuire a questa opportunità anche l’interesse condiviso con i paesi di tutta la regione nella lotta contro l’Iran, ma anche “gli stretti rapporti con la Casa Bianca e i canali di comunicazione con il Cremlino che insieme creano quella che potrebbe essere una finestra di “opportunità una tantum”.
“La recente apertura con l’Oman – ha precisato – è il risultato di un lungo sforzo segreto del Mossad. Recentemente è stato confermato il rinnovo delle relazioni formali con l’Oman e l’istituzione di un ufficio di rappresentanza del ministero degli esteri israeliano in quel paese. Questa è solo la punta visibile di un lavoro molto più ampio”.
Sono tutti esempi che confermano come il Mossad sotto la guida di Yossi Cohen abbia attribuito un ruolo di grande importanza al fattore umano: la humint, che adesso è al centro del servizio di intelligence. Cohen ha saputo far convivere questa attività di intelligence – che consiste nella raccolta di informazioni per mezzo di contatti interpersonali – con l’aspetto tecnologico.
Un altro annuncio di una certa rilevanza, che fa capire come il sistema di informazione israeliano stia lavorando su più tavoli per promuovere la pace in Medio Oriente, è questa frase pronunciata da Yossi Cohen: “si sta aprendo un’opportunità per Israele di risolvere il conflitto con i palestinesi o almeno di fare progressi”.
Non è tutto, Cohen ha anche affermato che “negli ultimi anni il Mossad ha lavorato per individuare la tomba di Eli Cohen, il nostro uomo a Damasco. Siamo impegnati a portare a casa tutti i nostri caduti e prigionieri”.
Il Mossad è sempre stato considerato il miglior servizio di intelligence ed è sempre stato all’avanguardia sia nelle tecniche e capacità operative, sia nell’anticipare i tempi, come l’apertura di account sui vari canali social, con relativa pubblicazione di annunci di lavoro, e la nomina di due donne capo divisione nello stesso momento.
“Il Mossad – ha sostenuto il suo capo – è un microcosmo della società israeliana. Deve riflettere i valori della sensibilità sociale e della compassione per i deboli. La nostra forza sta nella nostra diversità. Questo ha un’importanza operativa, ma anche un potere morale. Abbiamo bisogno di donne in ogni ruolo ad ogni livello. Spero che in futuro vedremo una donna a capo del Mossad. Il 40 per cento delle persone che servono nel Mossad sono donne. Abbiamo anche iniziato a integrare haredim e persone con disabilità”.
Yossi Cohen ha poi concentrato l’attenzione sull’Iran e sul suo “bullying behavior” (questa l’espressione pronunciata da Cohen), per niente ben accetto da alcuni paesi arabi.
“L’Iran – ha detto – sta cercando di distruggerci. Non si può dire che è innocente o con buone intenzioni. Il Mossad e il Military Intelligence Directorate dell’IDF hanno aiutato ogni volta che le attività iraniane sono state smascherate in diversi paesi del mondo, salvando vite umane. Lo facciamo in silenzio e in modo saggio”.
“L’Iran sta intensificando l’arricchimento dell’uranio – ha precisato -, non c’è niente di innocente nelle sue politiche, l’affermazione che questo processo viene fatto per produrre energia è una bugia. Se l’Iran avesse materiale fissile, la regione e il mondo intero sarebbero diversi. Il Mossad non ha firmato l’accordo nucleare, ha un contratto con i cittadini di Israele a cui ha promesso che l’Iran non avrà mai un’arma nucleare. L’AIEA e le agenzie di intelligence internazionale hanno ricevuto i documenti originali dall’archivio nucleare per vedere di persona. Grazie al raid nel cuore di Teheran, stiamo impedendo all’Iran di ottenere una bomba nucleare”.
Il discorso di Yossi Cohen è stato per molti giorni sotto la lente d’ingrandimento di analisti e servizi di intelligence, in modo particolare per essere stato il primo capo del Mossad a dichiarare pubblicamente che l’Iran è il diretto responsabile dei ripetuti attacchi alle petroliere nel Golfo Persico, insieme ad altri obiettivi in Arabia Saudita e in Iraq, in particolare all’ambasciata del Bahrain a Baghdad, che hanno sollevato tensioni in Medio Oriente.
“Vi dico, con certezza – ha sostenuto -, basandomi sulle migliori fonti di spionaggio sia israeliane che occidentali, che c’è l’Iran dietro questi attacchi, che sono stati approvati dalla leadership iraniana e portati avanti, in gran parte, dal Corpo della Guardia rivoluzionaria islamica e dai suoi delegati. Attraverso questi attacchi, l’Iran sta cercando di dire al mondo, un mondo che ha paura dell’escalation, che se le sanzioni non saranno risolte, causerà gravi danni all’economia petrolifera mondiale. Questa è una politica iraniana irresponsabile che potrebbe innescare un incendio nella regione e porterà esattamente al contrario”.
Precise, dettagliate e con la determinazione tipica di chi ha tra le mani prove inconfutabili, le osservazioni fatte da Cohen sul sostegno fornito dall’Iran al terrorismo nei Paesi Bassi, in Germania, in Turchia e in Francia.
“L’Iran – ha dichiarato Cohen – ha anche tentato un attacco terroristico in Francia quando era in visita l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani. La Repubblica islamica ha anche addestrato 300 combattenti in Siria e in Iraq per perseguire i propri interessi nell’Africa centrale”.
Durante il suo intervento, che è stato uno dei discorsi pubblici più lunghi e completi da quando è stato nominato a capo del Mossad nel marzo 2016, Cohen ha anche reso noto che i servizi segreti iraniani avevano discusso i piani per attaccare obiettivi ebraici e israeliani negli Stati Uniti, in Azerbaigian e in Danimarca, “e questa è solo la punta dell’iceberg”.
Cohen ha fornito altri esempi di attività dell’Iran a favore del terrorismo, sostenendo:
“è il principale sponsor delle organizzazioni terroristiche in Libano e nella Striscia di Gaza. Secondo fonti di intelligence israeliane, negli ultimi due anni l’Iran ha trasferito oltre 100 milioni di dollari ad Hamas e alla Jihad islamica, la maggior parte dei quali erano dedicati alla preparazione militare in entrambe le organizzazioni”.
Aggiungendo poi:
“l’Iran ed Hezbollah hanno iniziato a trasferire in Siria le loro forze ancora più lontano dal confine con Israele, nel tentativo di evitare ulteriori attacchi da parte dell’esercito israeliano. Stanno spostando le loro basi nel nord della Siria, un’area che credono, in modo errato, che per noi possa essere difficile raggiungerla. Non abbiamo alcun interesse a combattere con la Siria, ma non accetteremo il radicamento dell’Iran contro di noi in Siria, o il ruolo della Siria come base logistica per il trasporto di armi in Libano”.
Inoltre secondo Cohen, “Iran ed Hezbollah stanno creando basi e fabbriche di missili di precisione in Iraq e in Libano, che potrebbero rappresentare una minaccia ben più grande per Israele rispetto ai proiettili meno avanzati che attualmente riempiono gli arsenali del gruppo terroristico. Durante una guerra – è stato il suo commento -, il Libano potrebbe essere danneggiato dalle misure difensive israeliane. È importante che il governo libanese impedisca all’Iran di costruire simili armi offensive”.
Su Hamas, il gruppo militante islamico che controlla Gaza, ha riferito che “si è impegnato in frequenti atti di violenza contro Israele nel corso dell’ultimo anno, ha creato una nuova unità chiamata “building department”, per acquisire armi all’estero in modo da sfuggire’alla mano di Israele’”.
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