Mohammad Abu Fani è l’immagine delle bugie antisemite che circolano da anni e con più insistenza dal 7 ottobre sulla (non) applicazione dell’apartheid in Israele.
Il calciatore della nazionale israeliana, che ieri ha segnato un gol contro l’Italia nella National League, è di fede musulmana e ha giocato in tutte le giovanili dello Stato ebraico.o
Nato a Kafr Qara, a meno di 40 chilometri da Haifa, da una famiglia arabo-musulmana, è stato incoraggiato dal padre Sami, ex calciatore anche lui, a perseguire il sogno di diventare un professionista. Ha due sorelle, Rawan e Lareen.
Cresciuto nel Maccabi Haifa, ha militato nell’Hapoel Ramat Gan e nell’Hapoel Hadera, prima di accasarsi tra le fila del Ferencvaros, squadra dell’Ungheria, proprio il paese in cui ieri ha realizzato la rete contro la nazionale di Luciano Spalletti.
Se veramente come sostiene la falsa narrativa antisraeliana, Gerusalemme applicasse la segregazione razziale, Mohammad Abu Fani non vestirebbe la maglia della nazionale e non avrebbe preso parte a tutte le rappresentative giovanili.
La storia umana e calcistica di Mohammad Abu Fani è la risposta migliore alle menzogne contro lo Stato d’Israele.
Così come il suo gol è stata la risposta migliore a quel gruppo di tifosi italiani che hanno voltato le spalle nel corso dell’inno nazionale israeliano.
Mohammad Abu Fani è un arabo di fede islamica che gioca nella nazionale allenata da Ran Ben Shimon.
Pensate che un ebreo abbia mai giocato o possa giocare in squadra arabo-palestinese?
Fani insegna che non bisogna ripetere a pappagallo quello che si legge sui social o nei media tradizionali. Prima di scrivere o di parlare, occorrerebbe conosce la realtà del paese che si sta giudicando.
Non farlo, significa diventare il megafono di una narrazione falsa, che non aiuta in alcun modo la risoluzione del conflitto.