L’Europa di Mogherini, amica dell’Iran e nemica di Israele

Ugo Volli
Ugo Volli
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Medio Oriente

L’Europa di Mogherini, amica dell’Iran e nemica di Israele

Medio Oriente
Ugo Volli
Ugo Volli

Che l’Iran sia uno stato pericoloso è chiaro a tutti. Pericoloso nel nostro mondo è uno stato che cerca armi di distruzione di massa, che vuole modificare lo status quo della sua ragione, che invade altri stati, cerca di modificarne i confini o il regime o addirittura li minaccia di distruzione. L’Iran ha in corso da decenni un programma di costruzione della bomba atomica, esibisce i suoi missili, cerca di impadronirsi di zone dell’Iraq e dell’Afghanistan, vuole stabilire un’egemonia regionale, abbattere i governi del Bahrein e dell’Arabia, ha truppe o armi o ingaggia mercenari in Iraq, Siria, Yemen, Libano, Gaza e soprattutto ripete continuamente che vuole distruggere Israele.

E’ da parecchio tempo lo stato più aggressivo e pericoloso della pace del mondo intero. Bisogna aggiungere che l’Iran è un regime repressivo dei peggiori, che opprime giovani, minoranze nazionali e religiose, donne, omosessuali, pratica la tortura nelle sue carceri, rivaleggia con la Cina per il record mondiale di esecuzioni capitali, ha stroncato di recente con la violenza la seconda ondata di proteste pacifiche di chi vorrebbe una democrazia decente. Ed è anche un centro di corruzione, in cui gli ayatollah e le forze a loro fedeli drenano la ricchezza nazionale in maniera aperta e vergognosa.

L’amministrazione Obama ha dedicato molto tempo al tentativo di venire a patti con il regime iraniano. Ne è venuto fuori un accordo il cosiddetto JCPOA, di cui tutti oggi vedono il danno, perché ha fruttato all’Iran molti soldi e potere in cambio di una sospensione temporanea dell’arricchimento dell’uranio (necessario per costruire bombe atomiche), ma non dice nulla del programma di missili balistici e delle attività imperialiste e terroriste in tutto il Medio Oriente. Inoltre le verifiche del trattato escludono le basi militari, che sono proprio quelle dove è probabile che sia preparata l’armamento atomiche. Sono cose che durante la presidenza Obama ha ripetuto senza sosta  Bibi Netanyahu, che è riuscito a convincere la maggioranza del Congresso, ma non a riportare alla ragione Obama. Poi è venuto Trump che ha abbandonato, come promesso, l’accordo e ha iniziato a premere sull’Iran con un sistema progressivo di sanzioni.

Che ha fatto a questo punto l’Unione Europea, firmataria con Francia, Germania, e Gran Bretagna dell’JPCOA, e soi disant centro della democrazia mondiale, faro di “resistenza” contro il “sovranismo”, che sarebbe poi come il fascismo e il razzismo? Ha per caso cercato di approfittare dell’iniziativa di Trump per frenare la deriva bellica e terrorista dell’Iran? Tutto il contrario. Come ha dichiarato Federica Mogherini, emblema dell’élite autoreferenziale ai limiti della dittatura dell’UE, i suoi uffici degli esteri stanno lavorando duramente per aiutare l’Iran a evadere dalle sanzioni americane, cioè in parole povere stanno cercando di mettere su un sistema istituzionale di contrabbando fra l’Iran e l’Europa. Certo, c’è un interesse economico delle industrie europee, che vedono l’Iran come un ricco mercato in cui fare affari, magari vendendo merci a doppio uso, civile e militare, come aerei che possono essere usati per spostare le truppe dell’Iran dove servono meglio ai progetti imperialistici, o materiali speciali di alta tecnologia utili per il progetto nucleare, magari in cambio del petrolio che all’Europa fa gola. Me c’è di più, c’è un’ideologia terzomondista e antiamericana di cui Mogherini è da sempre esponente e che ha trovato in Macron un sostenitore esplicito.

Questo pericoloso carattere ideologico si vede anche nell’episodio di Khan al-Ahmar, l’insediamento abusivo beduino alle porte di Gerusalemme, che dopo una lunga vicenda giudiziaria la Corte Suprema israeliana ha ordinato di abbattere. In qualunque paese civile un insediamento del genere, edificato in totale spregio della normativa urbanistica, senza alcuna autorizzazione, privo dei più elementari requisiti igienici e pericoloso sul piano ecologico in un ambiente naturale molto fragile, verrebbe abbattuto immediatamente. Israele l’ha fatto dopo un lungo contraddittorio giudiziario, dando agli occupanti abusivi non solo la possibilità di interloquire in giudizio, ma offrendo loro delle abitazioni in un villaggio regolare una decina di chilometri più in là.

Essi hanno rifiutato e promesso violenza quando lo sgombero sarà effettuato, a partire da lunedì prossimo. L’unione europea, che è prontissima a chiedere l’abbattimento di ogni singolo avamposto ebraico non autorizzato in Giudea e Samaria, anzi che vorrebbe lo sgombero dei 600 mila abitanti di insediamenti legali solo perché sono collocati in un territorio cui ambisce l’Autorità Palestinese,  per Khan al-Ahmar ha assunto l’atteggiamento opposto, minacciando Israele di “gravi conseguenze” se eseguirà la sentenza della Corte Suprema. Un atteggiamento da vecchia potenza coloniale, che si ritiene al di sopra delle leggi degli indigeni se non concordano con la sua politica, che in questo caso come in molti altri è la stessa dell’Autorità Palestinese, cioè creare dei “fatti sul terreno” che prefigurino un’identità araba di terre che gli accordi di Oslo affidano all’amministrazione Israeliana. E anche in questo caso la pasionaria del terzomondismo Mogherini si è spesa di persona contro Israele. Nessuna meraviglia, del resto, considerando la sua tesi (in filosofia politica sul’Islam) e le sue frequentazioni con Arafat.

Un’ultima considerazione per me triste: nonostante i contrasti con l’Unione Europea su molti temi, sia sull’Iran che su  Khan al-Ahmar l’Italia si è completamente allineata alle tesi di Mogherini, ha dichiarato di appoggiare l’JPCOA e il tentativo di salvare l’accordo col contrabbando e ha firmato una lettere in cui minaccia israele sullo sgombero dell’insediamento abusivo. E’ vero che Beppe Grillo è filoiraniano per ragioni di famiglia e che il ministro degli esteri è un diplomatico di carriera  in quota Quirinale, che rinnova i fasti dell’atteggiamento antisraeliano, sempre praticato dalla Farnesina. Ma da un “governo del cambiamento” in cui ha ruolo centrale un dichiarato amico di Israele come Salvini, ci attendevamo dell’altro.

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