Milano: il Fronte Palestina manifesta per i terroristi

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Terrorismo

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Il 10 marzo scorso, il Fronte Palestina di Milano ha organizzato un presidio in via Alberto Riva Villasanta ” in sostegno ai Prigionieri Politici Palestinesi”.

Tralasciando ora il fatto che dalle foto si contano ben 17(!) attivisti, un successone come quelli di Roma, sarebbe bene capire cosa intendono loro per “prigionieri politici palestinesi”.

In una delle foto si scorge l’immagine di un certo Basel al-Araj, rimasto ucciso il 6 marzo scorso in uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano. Bene, documentandosi sulla prima foto che salta all’occhio, si può fare la conoscenza di questo giovane terrorista palestinese che gli attivisti del Fronte Palestina definiscono “vittima della ferocia sionista in Palestina”. Bene, Araj era ricercato perché a capo di una cellula terroristica che pianificava attentati contro obiettivi israeliani e quando gli uomini dell’IDF hanno fatto irruzione in casa sua per arrestarlo, non sono stati affatto smentiti: Araj ha iniziato a scaricare contro i militari una mitraglietta Carlo, un’arma a basso costo che spara a raffica, adatta agli scontri ravvicinati e molto diffusa fra gli attentatori palestinesi degli ultimi anni. Lo scontro con i soldati israeliani si è concluso soltanto quando il terrorista ha finito le munizioni ed è rimasto ucciso dal fuoco degli israeliani. In casa sua è stato ritrovato inoltre un M16, il fucile che ha in dotazione l’esercito di Gerusalemme.

Araj, quindi, non era soltanto un farmacista e attivista del Boycott, Divestment and Sanctions (BDS) Movement, come vorrebbero far credere i signori del Fronte Palestina, ma era un vero e proprio terrorista. E a casa nostra, chi manifesta per i terroristi è un filo-terrorista. Così come Mohammed al-Qiq, che vorrebbero far passare per un semplice giornalista, ma è in detenzione amministrativa per attività terroristiche legate a Hamas.

Queste iniziative, che per fortuna hanno poco risalto, fan parte di quella propaganda palestinese volta ad ingannare l’opinione pubblica poco preparata sul conflitto israelo-palestinese, quello che forse dovremmo iniziare a chiamare “la guerra di Israele contro il terrorismo”.

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