Molte volte il termine eroe viene abusato. Se ne sfrutta l’enorme carica emozionale per creare un titolo anche quando non sarebbe necessario.
Altre, invece, il termine deve essere usato. Non se ne sfrutta l’enorme carica emozionale, ma si racconta esattamente ciò che è avvenuto.
È questo il caso di Michel Bacos, morto il 26 marzo scorso all’età di 95 anni: il capitano del volo 139 di Air France, aereo dirottato il 27 giugno 1976 da un gruppo di terroristi palestinesi.
L’episodio, che tenne il mondo con il fiato sospeso per alcuni giorni, rientrò nella campagna internazionale di terrorismo palestinese che incendiò l’Europa negli Anni 70.
Erano passati quattro anni dalla strage per mano di terroristi palestinesi alle Olimpiadi di Monaco dove venne uccisa l’intera spedizione israeliana e tre da quando sempre terroristi palestinesi avevano assaltato l’aeroporto di Fiumicino: quest’ultimo episodio è stato considerato negli anni successivi quello scatenante per l’accordo a cui inseguito verrà affibbiato il nome di Lodo Moro.
Michel Bacos è un eroe perché non lasciò solo i passeggeri israeliani: costretto ad atterrare a Entebbe (Uganda) i terroristi palestinesi gli diedero la possibilità di essere liberato assieme agli altri passeggeri non israeliani.
Bacos decise di non abbandonare i suoi passeggeri e rimase a Entebbe, che pochi giorni dopo sarà teatro di una delle operazioni meglio riuscite del servizio segreto israeliano, il quale riuscì a liberare tutti gli ostaggi: nel blitz rimase ucciso uno solo israeliano, il militare , fratello dell’attuale premier dello Stato d’Israele.
Per il suo grande eroismo Bacos ricevette molti riconoscimenti.
Fu insignito dal Presidente della Francia dell’Ordine Nazionale della Legion d’Onore, la massima decorazione in patria e di medaglie d’oro. Venne premiato dal governo d’Israele con una medaglia d’oro e nel 2008, il B’nai B’rith International gli consegnò una menorah d’oro “Ménoras d’Or” a Cannes, in Francia.
Bacos, nato in Egitto nel 1924, era figlio di un lavoratore del Canale di Suez e all’età di 17 anni si unì alle Free French Forces guidate da Charles de Gaulle e combatté nella Seconda Guerra Mondiale.
Michel Bacos rivelò:
“Il terrorista aveva puntato continuamente la pistola contro la mia testa e di tanto in tanto mi prendeva il collo per non guardarlo, potevamo solo obbedire agli ordini dei terroristi”.
Ma decise di non abbandonare i passeggeri israeliani, perché un capitano vero lotta sempre per la sua squadra. Ecco perché Michel Bacos è un eroe e non va dimenticato.