Il memoriale della Shoah a Hyde Park a Londra è stato coperto con un telo blu per il timore che potesse essere vandalizzato dai manifestanti filo-palestinesi durante una manifestazione, che si stava svolgendo in zona.
Secondo un rapporto del Daily Mail, il sito è stato sorvegliato dalla polizia metropolitana mentre migliaia di persone marciavano nelle vicinanze.
L’episodio ha scatenato diverse polemiche.
Nei momenti immediatamente successivi ai fatti, si era diffusa la notizia che a decidere di coprire il memoriale fosse stata la polizia, che ha seccamente smentito su X:
“La decisione di coprire il memoriale è stata presa dalle autorità del parco e non dalla polizia… si tratta di una precauzione che i Royal Parks hanno preso per una serie di eventi diversi”.
E qui veniamo ad altre polemiche. Secondo lo Yad Vashem, infatti, è “profondamente preoccupante” aver nascosto il memoriale per paura delle possibili ripercussioni dei propal:
“Questi sono i veri problemi che stanno divorando il tessuto morale della nostra società. I memoriali della Shoah servono come promemoria solenne degli orrori senza precedenti perpetrati durante uno dei capitoli più oscuri della storia umana”.
A fare eco è stato Noemi Ebenstein, 82 anni, sopravvissuta alla Shoah, secondo cui la decisione è stata “vergognosa”, perché così facendo “sembra stia vincendo gli antisemiti”.
Episodi antisemiti si sono ripetuti a Londra dalla mattanza del 7 ottobre di Hamas contro i cittadini del sud d’Israele e la susseguente guerra che sta vedendo protagonisti lo Stato ebraico e il gruppo terroristico arabo-palestinese che governa la Striscia di Gaza.
La scorsa settimana, la Campaign Against Antisemitism, un ente di beneficenza con sede nel Regno Unito, ha annunciato la cancellazione della marcia del sabato Walk Together a causa di preoccupazioni per la sicurezza derivanti dalle minacce ricevute.
Questo è il mondo che stiamo lasciando alle future generazioni. Un mondo fondato sulla paura e sulla convinzione che più si urla e si odia e più si ottiene.
È questo il futuro che vogliamo per i nostri figli?