L’American Institute of Architects ha consegnato quest’anno la sua medaglia d’oro all’architetto israelo-canadese Moshe Safdie, per la progettazione di opere pubbliche e di spazi culturali in tutto il mondo.
Nato a Haifa nel 1938, fu costretto ad emigrare insieme alla famiglia a causa del divieto di importare tessuti, che lasciò il padre senza lavoro. Ebbe così la sua formazione universitaria nel campus canadese della McGill University, da cui uscì uno dei più grandi architetti a livello internazionale.
La medaglia d’oro dell’AIA è il più prestigioso riconoscimento a cui un architetto può aspirare e Safdie – tra le altre importanti opere – ha conquistato il premio grazie alla progettazione del Marina Bay Sands hotel di Singapore, diventato la maggiore attrazione turistica della città. Anche se il nome può risultare sconosciuto ad alcuni, si tratta di quell’hotel situato su tre torri, con la piscina a sfioro di 150 metri all’ultimo piano, dalla quale l’acqua sembra cadere a picco dai bordi. Al suo interno, il terzo casinò più grande del mondo, un centro commerciale, un museo di arte e di scienza, due teatri, sette ristoranti e una pista da pattinaggio.
Safdie ha iniziato la sua carriera nel 1967 con la costruzione di Habitat 67, villaggio dell’atleta a forma di alveare per le Olimpiadi di Montreal. Successivamente, il Museo della Shoah di Yad Vashem a Gerusalemme; il Khalsa Heritage Memorial, un museo dedicato al popolo Sikh; il ramo principale della Biblioteca Comunale di Salt Lake; il Crystal Bridges Museum of American Art in Arkansas.