Il 1929 è conosciuto come l’anno della Grande Depressione. La crisi economica e finanziaria che sconvolse l’economia mondiale alla fine del mese di ottobre.
Quello che si conosce meno è che nell’estate dello stesso anno ci fu un pogrom contro gli ebrei per mano di alcuni arabi, che uccisero 67 persone e ne ferirono 58, più un numero imprecisato di stupri nella città di Hebron.
Città di grande rilevanza storica per il popolo ebraico e per la presenza della Grotta di Machpelà, acquistata da Abramo e dove sono sepolti i patriarchi e le matriarche del popolo ebraico (tranne Rachel).
Nel pogrom un terzo delle vittime era composto da studenti della yeshiva di Hebron che morirono per mano degli arabi, che credettero alla voce secondo cui due loro fratelli fossero stati uccisi da Gerusalemme da ebrei. La voce, che si rivelò falsa e priva di fondamento, scatenò una serie di moti che portò alla massacro di Hebron, città che reagì in maniera ambivalente.
I 34 poliziotti arabi presenti disertarono, lasciando solo il poliziotto britannico, a differenza di molte famiglie arabe che riuscirono a salvare un numero di ebrei che si aggira fra i 280 e le 300 unità.
Altri ebrei trovarono rifugio nella stazione di polizia britannica di Beit Ramon alla periferia della città o riuscendo a scappare. Molti degli ebrei sopravvissuti vennero evacuati verso Gerusalemme in un secondo momento.
La furia degli aggressori arabi si manifestò anche nella razzia del mercato della città – sia nella parte araba che ebraica – e nella quasi totale distruzione del quartiere ebraico.
Ricapitoliamo: il 23 agosto 1929, nella città di Hebron, nell’attuale West Bank, vennero uccisi e feriti decine di ebrei per mano araba. Alcuni arabi, inoltre, si resero protagonisti di stupri e saccheggi. Altri arabi salvarono decine di ebrei da morte certa.
Sintomo che la situazione in Medioriente non fu e forse non è tutt’oggi così semplice e riduttiva come diversi media e politici vogliono far credere.