Sul profilo Facebook di Manlio Di Stefano è comparsa una lista di ebrei che “influenzano l’informazione”. Lista che è stata inserita all’interno di un commento al post “Complici di Israele”, con cui l’esponente del M5S ha espresso la propria contrarietà al voto dell’Italia in merito alla risoluzione Unesco su Gerusalemme. Da lì è nata un’accesa discussione tra chi appoggiava il parlamentare e chi sosteneva le ragioni storiche e culturali d’Israele, che non ha visto alcun intervento di Di Stefano, il quale ha dichiarato:
“Non modero i commenti, il dibattito è aperto sulla mia pagina Facebook, Chi scrive sulla mia bacheca se ne assume la piena responsabilità, non cancello i commenti non lo faccio mai”.
Un’invocazione della libertà di espressione, cavallo di battaglia del Grillo style, che è stato messo in discussione sia da alcuni ex appartenenti al Movimento che da altrettanti media, convinti che la pluralità delle opinioni finisca quando cozza con quelle dei vertici a cinque stelle.
Non è la prima volta che la bilancia di Di Stefano non è equilibrata nei confronti di Israele. Nella scorsa estate durante la visita in Medioriente, scrisse sul proprio profilo Facebook:
“Oggi pomeriggio siamo stati a Hebron e abbiamo incontrato il sindaco Daoud Zatari… Da lì siamo andati a conoscere i nostri carabinieri della TIPH a Hebron, una missione che ha il compito di monitorare le violenze sul territorio e riportarle alle Nazioni Unite. Ci hanno spiegato di come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti agli attacchi dei coloni israeliani e di come nel 99% dei casi non avvenga nulla in loro presenza”.
Una dichiarazione smentita dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri che fece cadere il castello di bugie costruito dal M5S per screditare lo Stato ebraico:
“… Precisiamo che nel corso della visita della delegazione parlamentare guidata dagli On. Di Maio e Di Stefano a Hebron, i militari dell’Arma dei Carabinieri impiegati nella missione TIPH 2 non hanno rilasciato alcuna dichiarazione alla suddetta delegazione, che è stata ricevuta ed ha interloquito esclusivamente con il Capo Missione, Gen. B. norvegese Einar Johnsen, al quale un militare dell’Arma ha fornito un supporto come mero traduttore”.
Dati falsi, citazioni di fonti mai avute e distorsione della storia del popolo ebraico e di Israele. Così opera il personaggio che il M5S farà diventare ministro degli Esteri se riuscirà a vincere le elezioni e governare il paese.
La Francia si è difesa dalla deriva populista e razzista di Le Pen, l’Italia dovrà fare tanti sforzi per imitare i cugini transalpini.