E’ iniziata ieri la visita in Italia del Presidente dello Stato d’Israele Reuven Rivlin che ha incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale, Papa Francesco in Vaticano e la Comunità Ebraica di Roma nella grande sinagoga dell’ex ghetto della città.
Si tratta della prima visita ufficiale del Presidente israeliano in Italia e del suo primo incontro con il Pontefice visto che quest’ultimo organizzò il suo viaggio in Israele dello scorso anno proprio nella fase conclusiva del mandato del predecessore di Rivlin, Shimon Peres. I due hanno avuto un colloquio di circa trenta minuti nello studio del Papa in cui, secondo l’ufficio stampa della Santa Sede , si sono concentrati sull’urgenza di “promuovere un clima di fiducia fra israeliani e palestinesi e di riavviare i negoziati diretti fra le parti al fine di raggiungere un accordo che sia rispettoso delle legittime aspirazioni dei due popoli”. Inoltre la conversazione ha riguardato la situazione dei Cristiani in Medio Oriente, il dialogo interreligioso ed alcune questioni rispetto ai rapporti bilaterali fra Israele e Vaticano come il tema dell’istruzione cattolica nello Stato Ebraico. Rivlin ha donato al Pontefice la replica di una stele conservata al Museo di Gerusalemme, il più antico riferimento a Re David all’infuori della Bibbia. Alla stele è stata aggiunta una targa con una dedica e la trascrizione di un Salmo: “Chiedete pace per Gerusalemme, vivano sicuri quelli che ti amano”. Papa Francesco invece ha regalato al Presidente israeliano un medaglione di bronzo in cui è raffigurata una roccia divisa a metà le cui parti sono tenute insieme da un ramo d’ulivo. Intorno al medaglione una scritta in italiano: “Ricerca ciò che ci unisce, supera ciò che ci divide”. Al momento dei saluti Rivlin ha rivolto al Pontefice un amichevole “Ci vediamo in Israele”, aprendo di fatto a una nuova visita nel suo paese dopo quella di Maggio 2014.
Successivamente Rivlin si è recato al Quirinale per essere ricevuto dalla sua controparte italiana, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. All’incontro era presente anche il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Benedetto Della Vedova.
Infine la visita al Tempio Maggiore, la principale sinagoga di Roma, dove la Comunità Ebraica romana e alcuni esponenti dell’ebraismo italiano lo hanno accolto calorosamente. Sono intervenuti alla serata Ruth Dureghello, la neoeletta Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed il Rabbino Capo Riccardo di Segni. Tra il pubblico anche l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon. Oltre allo scambio di auguri per Rosh Hashanà, il Capodanno ebraico che si festeggerà fra pochi giorni, il discorso pronunciato da Rivlin ha toccato molti temi caldi dell’agenda politica israeliana: dall’accordo sul programma nucleare iraniano al processo di pace con i palestinesi passando per i rapporti con le comunità ebraiche in giro per il mondo e la libertà religiosa in Israele.
Il Presidente Rivlin si è detto molto preoccupato per l’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti dell’Iran. “Un vero cambiamento non può avvenire in un attimo. La disponibilità alla pace deve essere provata giorno per giorno e non può coesistere con il rifiuto dell’esistenza di Israele. Richiede l’educazione dei giovani, la costruzione di reciproca fiducia ed un dialogo prolungato. L’Iran oggi è una minaccia alla stabilità dell’intera comunità internazionale: finanzia il terrorismo in Libano, Yemen, Siria e Iraq. Questo fa sì che la minaccia iraniana sia terrificante non solo per Israele ma per tutto il mondo.”
Dopo aver riaffermato la volontà di tornare al tavolo dei negoziati con la leadership palestinese attraverso un negoziato diretto e non imposto dall’esterno, Rivlin ha salutato la folla ribadendo il rispetto nei confronti delle altre religioni che deve essere un obiettivo primario per lo Stato d’Israele, al cui interno è folta la presenza di minoranze, e raccontando un piccolo aneddoto sulla sua giovinezza: “Quando ero ragazzino ho giurato che se mai avessi ricoperto una qualsiasi carica politica avrei fatto di tutto per garantire a tutti di pregare secondo la propria religione”.