Gli Alleati liberano Roma dall’occupazione nazifascista. È il 4 giugno 1944, un giorno storico per una città lacerata dalla guerra e dall’oppressione tedesca. Giorno storico all’interno della Campagna d’Italia promossa dalle truppe alleate, che mise fine al secondo conflitto mondiale.
Facciamo un passo indietro.
Fino al 4 giugno 1944, Roma è una città sotto l’occupazione di nazisti e fascisti. Da nove mesi i cittadini romani vivono un incubo iniziato l’11 settembre, tre giorno dopo l’annuncio dell’armistizio.
Da quel momento la reazione della Germania nazista si scagliò sull’Italia, provocandone un collasso completo sia della struttura politico-amministrativa, sia militare, nonché civile. In pochi giorni la Wehrmacht occupò gran parte del paese, rendendo inoffensivo l’esercito italiano.
Simbolo di questo collasso fu la fuga da Roma del re Vittorio Emanuele III e del maresciallo Pietro Badoglio, da poco capo del governo, che si rifugiarono a Brindisi. Roma che sperava di essersi liberata dall’incubo della guerra si vide costretta a capitolare per mano del feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante delle forze tedesche nell’Italia centro-meridionale, che vinse la scarsa resistenza di alcuni reparti militari e di gruppi di civili della città.
Il 4 giugno 1944, Roma tornò a essere una città libera grazie alle truppe del generale Mark Wayne Clark, che entrarono in città osannati da una folla festante mentre la Wehrmacht batteva in ritirata agli ordini di Albert Kesselring, che decise di deviare verso nord.
Tra questa folla in festa ci fu la popolazione ebraica della città, che dal 16 ottobre 1943, giorno della razzia del ghetto e la conseguente deportazione all’eccidio delle Fosse Ardeatine, vide peggiorare notevolmente le proprie condizioni di vita già messe a dura prova dall’emanazione delle leggi razziali nel 1938.
Il 4 giugno 1944, Roma e i romani tornarono a essere liberi. Non vissero più sotto l’occupazione della Germania nazista, alleato di Benito Mussolini che portò l’Italia al massacro.