Lettera a Stefano Gay Taché, vittima del terrorismo palestinese

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David Spagnoletto
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Terrorismo

Lettera a Stefano Gay Taché, vittima del terrorismo palestinese

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David Spagnoletto

Ho scritto questa lettera a Stefano Gay Taché, bambino di due anni rimasto vittima dell’attentato avvenuto a Roma il 9 ottobre 1982 per mano del terrorismo palestinese. Mi sono voluto rivolgere a quel bambino lì, in quel preciso giorno, immaginando che il tempo si fosse fermato, evitando di usare termini quali terrorismo, palestinese, Israele e di citare vari patti stipulati o ereditati.

Nello stesso tempo, ho immaginato di rivolgermi a un ragazzo poco più grande di me, che magari sarebbe potuto diventare mio amico o semplice conoscente. Per vari motivi non ho mai visto una foto di Stefano, forse non l’ho mai voluto fare e mai, probabilmente, chiederò di farlo. Un bambino a cui non è stata data la possibilità di crescere.

 

Caro Stefano, sono David. Non credo che tu mi conosca.

Quando ti hanno fatto andare via, io avevo poco più di due mesi. Non so se le nostre mamme si siano mai incontrate o se i nostri passeggini siano mai stati vicini.

Ti ho conosciuto solamente molto tempo dopo quel maledetto 9 ottobre 1982, giorno in cui persone cattive ti hanno strappato alla tua famiglia, alla nostra Comunità e a tutti noi.

Per scrivere questa lettera ho chiesto il permesso a tuo fratello Gady di cui sono buon amico, non uno di quelli che frequento tanto, ma uno di quelli che quando vedo, mi fa sempre piacere.

Chiacchierando con lui, ho scoperto due cose, la coincidenza di una data e il fatto che abitiamo vicini. Ci siamo ripromessi di vederci presto, speriamo che non rimanga solo un buon proposito.

Erano anni che stavo pensando di scriverti questa lettera, ma le giustificazioni hanno sempre avuto la meglio sul coraggio.

Perché per scrivere certe cose ci vuole coraggio, non quello degli eroi delle favole, che persone cattive ti hanno fatto ascoltare per troppo poco tempo.

Ma il coraggio di scavare dentro di me e scoprire qualcosa che mi faceva star male, che si era nascosto e creava un turbamento di cui non ammettevo l’origine.

Oggi è il 10 ottobre 2019, ieri era Kippur e come sempre ho sofferto il digiuno a causa dei miei cronici mal di testa.

Magari te lo avrei detto, se quel maledetto giorno non ti avessero portato via. Forse avremmo trascorso del tempo insieme, aspettando il suono dello shofar, la berachà e la fine del digiuno.

Oltre a essere Kippur, ieri era l’anniversario di quando persone cattive ti hanno portato via, facendoti conoscere il male troppo presto.

Difficile non ricordare, anche perché quando sono tornato a casa, ho avuto la notizia che un’altra sinagoga era stata presa d’assalto. Per fortuna il cattivo è rimasto fuori la porta e tante persone non hanno subito quello che hai subito tu.

In quel momento ho ripensato a questa lettera e il coraggio stava avendo la meglio sulle giustificazioni. Ma ancora non bastava. Oggi, alcuni amici mi hanno scritto ricordando un mio articolo su quel maledetto giorno.

L’ho visto come un segnale e mi sono convinto.

Stavo pensando che forse saremmo stati amici. Avevi due anni più di me e magari avremmo frequentato la stessa scuola o saremmo usciti insieme.

Forse le nostre ginocchia si sarebbero sbucciate nello stesso momento, giocando a pallone in strada. O forse no.

Forse ci sarebbe piaciuta la stessa ragazza o ci saremmo aiutati nella conquista di un’altra.

Non posso saperlo, perché persone brutte ti hanno portato via, lasciando sola la tua famiglia, la nostra Comunità e tutti noi.

Ciao Stefano, sono David e da oggi mi conosci un po’ di più. Ma mai abbastanza, perché persone cattive ti hanno fatto andare via troppo presto.

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