L’intervento di un ebreo in un dibattito sulle leggi razziali è politica e a scuola non c’è spazio per la politica. Con questa motivazione non è stato permesso a Roberto Matatia di parlare di uno dei momenti più tragici della storia degli ebrei italiani in una scuola di Torremaggiore, in provincia di Foggia.
A rivelarlo è lo stesso scrittore che al sito della Comunità ebraica di Milano ha detto:
“Non volevo in alcun modo mettere in dubbio la professionalità e la competenza della volonterosa docente, né l’impegno e la passione del preside della scuola, ma non potevo tacere davanti a un fatto così grave. A 80 anni dalle leggi razziali l’intervento di qualcuno che ne parli nelle scuole non può essere rifiutato, anche se solo da due insegnanti. Sono però sicuro e fiducioso che arriveremo a un pacifico confronto con la scuola e il suo preside”.
L’autore del libro “I vicini scomodi. Storia di Storia di un ebreo di provincia, di sua moglie e dei suoi tre figli negli anni del fascismo”, ha spiegato di esser stato contattato da una professoressa del liceo classico Fiani-Leccisotti per portare una testimonianza riguardo la vita degli ebrei durante le leggi razziali, senza poi avere la conferma del suo intervento:
“Ho accettato con entusiasmo Dopo alcuni giorni però, non avendo più notizie, ho chiamato la docente che, con profondo imbarazzo, mi ha detto che l’iniziativa, che pure aveva ricevuto il plauso del preside, era stata rifiutata da altri docenti perché, a dir loro, “invitare a relazionare un ebreo è una scelta politica e, a scuola, non si fa politica””.
La professoressa si è detta indignata e offesa per lo stop dato dal suo liceo a Roberto Matatia che da anni racconta nelle scuole l’orrore della sua famiglia durante il fascismo e poi la sua fine tragica dell’inferno di Auschwitz.
Non permettere a un ebreo di intervenire in una scola per parlare delle leggi razziali testimonia come ancora oggi sia difficile parlare di quel periodo storico che mise in ginocchio gli ebrei italiani, privati della propria dignità.