L’Ansa ieri titolava: “Israele non demolisce casa killer ebreo”, un titolo che ci si potrebbe aspettare da un quotidiano con base a Gaza o a Ramallah, di certo non dalla prima agenzia stampa italiana, più che altro perchè sulle parole si può creare un equivoco evidente, Vediamo perché.
IL FATTO
L’articolo in questione si riferisce all’assassino che nel luglio 2014 uccise Muhammad Abu Khdeir, un ragazzo palestinese di soli 16 anni, e l’autore si sofferma sul fatto che a questo avanzo umano non sia stata demolita la casa perché ebreo, come succede invece ai terroristi palestinesi. Domanda legittima, per chi è digiuno di cronaca mediorientale, ma discorso semplicemente ridicolo per un’agenzia che dovrebbe contare un esercito di giornalisti esperti e competenti al suo interno.
IL CONTESTO
Ma perché dunque Israele ha riservato trattamenti differenti all’assassino ebreo e ai terroristi palestinesi? Israele è uno Stato di Diritto – lo si ricordi a scanso di equivoci – e quando procede alla demolizione delle case non lo fa per una sorta di sadismo, ma per un motivo ben preciso: togliere ai palestinesi la convenienza economica che deriva dagli attentati terroristici. In altre parole, ogni palestinese che compie un attentato contro soldati o civili israeliani e che finisce in carcere, percepisce dall’Autorità Nazionale Palestinese uno stipendio direttamente proporzionale al numero di vittime/feriti che ha provocato e al numero di mesi/anni che dovrà passare dietro le sbarre. Anche un terrorista che viene ucciso durante un attacco, per esempio in uno scontro a fuoco con la polizia israeliana, riceve una ricompensa che andrà a finire direttamente ai parenti più stretti. Questa, dunque, è la convenienza economica di cui si parla, un fenomeno ormai diffuso che spinge anche i giovanissimi a commettere atti di terrore nei confronti di civili e soldati israeliani, sfruttando spesso le condizioni disagiate in cui sono tenuti i palestinesi da parte dei loro stessi leader mafiosi.
Spiegato ciò, e la questione non può essere negata, ecco il motivo per il quale vengono abbattute le case dei terroristi palestinesi: anche se l’Autorità Palestinese foraggia la famiglia dell’attentatore, se gli viene tolta l’abitazione il guadagno non sussiste, o perde considerevolmente il valore iniziale.
Lo stesso discorso non si può fare per gli israeliani che abbiano commesso gravissimi reati come quello dell’assassinio di Khdeir, in quanto prima di tutto si tratta di casi isolati – mentre gli attacchi palestinesi possono avvenire anche all’ordine del giorno – e secondo, nessuno nella società israeliana si sognerebbe di foraggiare questi atti vergognosi, al contrario, le autorità israeliane agiscono seguendo la legge, tanto è vero che l’assassino finirà dietro le sbarre e il Presidente d’Israele non si sognerebbe mai di andare a portargli le arance in carcere né di chiamarlo “martire”, come invece accade regolarmente col Presidente palestinese Mahmoud Abbas.