Centinaia di giovani tra i 15 e i 21 anni festeggiano la loro “laurea” in addestramento militare nei campi di reclutamento dell’organizzazione terroristica Hamas. Sfilano allineati in modo ordinato come dei veri soldati nonostante la giovane età, ricordano un po’ i giovani balilla di epoca fascista. Solo quest’anno sono stati 17,000 gli adolescenti radunati per esercitarsi a sparare con i Kalashnikov e imparare le tecniche di guerriglia urbana. Giurano fedeltà a Hamas e si dichiarano pronti a difendere Gaza dai nemici sionisti che presto faranno di nuovo la loro invasione nella Striscia. Hanno imparato le tecniche di primo soccorso per curare eventuali ferite, hanno maneggiato per la prima volta le granate da lanciare contro i soldati dell’IDF e hanno potuto ammirare come si costruisce un ordigno esplosivo artigianale.
Le brigate Izz al Din al Qassam hanno ospitato per una settimana nelle loro basi tutti i ragazzi e gli uomini di Gaza pronti a imparare le arti marziali e l’uso delle armi da fuoco. A differenza dei campi estivi, dove si insegna anche la religione islamica e qualche sport, quelli invernali sono più seri e vengono gestiti da comandanti vestiti in uniformi mimetiche che ad ogni ordine impartito pretendono la risposta corale “Alla hu Akbar!” in vero e proprio stile militare.
I comandanti di Hamas hanno raccontato ai giornalisti sul luogo che i campi servono ad aumentare le potenzialità della resistenza palestinese e a fornire ai giovani di Gaza, frustrati e disoccupati, un modo “sano” per sfogarsi attraverso i fucili e l’addestramento militare.
Anche fra la popolazione serpeggia un certo malcontento: alcuni riferiscono che i campi servono più a sviare l’attenzione dalle condizioni delle città, a far scordare alle persone che gli stipendi non vengono più pagati e che la ricostruzione della Striscia di Gaza sarà molto più lenta del solito,visto che prima vanno ricostruiti l’arsenale missilistico e i tunnel del terrore. Nonostante questo però le giovani reclute sembrano molto motivate e Hamas ha ancora saldamente il controllo sul territorio.
Uno dei ragazzi, il sedicenne Ahmed Ismail, ha dichiarato ai giornalisti del Washington Post che gli piacerebbe combattere Israele ora che ha ottenuto il diploma ed è pronto a cacciare gli ebrei fuori dalla sua terra. Finché a Hamas sarà permesso di mantenere il controllo su Gaza non mancherà mai manodopera per il terrorismo contro Israele, è molto più facile per un ragazzino, che magari ha perso parte della famiglia in guerra, credere alla propaganda piuttosto che porsi la vera domanda: perché ci bombardano? Quali sono le responsabilità di chi ci dice tutti i giorni che tutta la Palestina un giorno sarà nostra?
Mentre Hamas continua a dotarsi di razzi e forma con Hezbollah al nord un asse pericolosissimo per Israele, cresce il desiderio di vendetta di questi ragazzini. Non saranno investigazioni della Corte Penale Internazionale, riconoscimenti unilaterali dei Parlamenti mondiali o l’adesione ad altre organizzazioni internazionali a cambiare lo stato delle cose per Gaza. Cultura, cultura e ancora cultura: solo attraverso l’istruzione ai valori positivi dei più piccoli si può sperare in un futuro migliore. Liberare la Palestina non dagli ebrei ma dai terroristi! Non possiamo, anzi non dobbiamo permettere che, dopo l’amara lezione impartita dai totalitarismi nel ‘900, altre ideologie della morte prendano il sopravvento.