C’eravamo lasciati con una celebrazione della nascita del Movimento Sociale Italiano, ci siamo ritrovati con una banalizzazione dell’attentato a Via Rasella.
La firma è sempre la stessa: Ignazio La Russa, Presidente del Senato, seconda carica dello Stato dietro solo a Sergio Mattarella.
E pensare che le sue parole sono arrivate per rispondere alle critiche rivolte alla premier Meloni circa sull’eccidio delle Fosse Ardeatine riferito a “morti italiani”:
“Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non”.
Le più che ipotizzabili polemiche si sono ben presto materializzate. Ignazio La Russa ha provato a placarne tramite una nota:
“Spiace sinceramente che nell’ambito di una lunga intervista rilasciata a Libero, a seguito delle mie poche parole in risposta a una precisa domanda sulle pretestuose critiche indirizzate a Giorgia Meloni in occasione delle celebrazioni per l’eccidio delle Fosse Ardeatine – a cui ho più volte partecipato con profondo sdegno e commozione – sia nata una polemica più ampia di quella che volevo chiudere”.
E ancora:
“Ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti, ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio. Non so poi se effettivamente è errata la notizia, più volte pubblicata e da me presa per buona, che i riservisti altoatesini inquadrati nella polizia tedesca facessero anche parte della banda militare del corpo”.
Sarebbe ingenuo pensare che sia solo uno scivolone, vista anche la celebrazione della nascita del MSI del dicembre scorso.
I maligni sostengono che determinate affermazioni siano figlie della volontà di riscrivere la storia e perché no, di strizzare l’occhio a quella parte estrema dell’elettorato, di cui non si può non tener conto una volta seduti a pochi metri dal Colle.
Quel Colle che dovrebbe rappresentare equità e superpartes.