Cose da fare: prendere carta e penna e segnare il 9 giugno 2016 quale giorno in cui per la prima volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato il terrorismo palestinese contro gli israeliani dopo mesi di attentati passati sotto traccia.
I membri del Consiglio di Sicurezza “condannano fortemente” l’attentato al Sarona Market di Tel Aviv – si legge in una nota diffusa dalle Nazioni Unite – ed esprimono “la più profonda vicinanza e le più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e al Governo di Israele. Strano ma vero, da New York cessano almeno per ora le risoluzioni contro Israele e si inizia a ad accorgersi dell’ondata di terrore che da mesi è calata sullo Stato ebraico.
Non una parola sull’attentato al pub di Tel Aviv, nulla sugli accoltellamenti quotidiani a Gerusalemme, né sui terroristi che si scagliano con le macchine sui passanti, e silenzio sugli attacchi con armi da fuoco contro le auto israeliane nella West Bank. Vite spezzate di giovani e meno giovani, bambini uccisi o feriti, anziani rincorsi e accoltellati mentre facevano la spesa.
Eppure oggi son desti, i membri, e nel comunicato sottolineano che “il terrorismo, in tutte le sue forme e in tutte le sue manifestazioni, costituisce una delle minacce maggiori alla sicurezza e alla pace a livello internazionale”. E addirittura ci si rende conto della “necessità di assicurare alla giustizia i responsabili, gli organizzatori, i finanziatori e gli sponsor di questi atti di terrorismo.
L’Ambasciatore d’Israele presso le Nazioni Unite, Danny Danon, ha accolto con soddisfazione il comunicato che ha definito “morale e importante”. “Le immagini della carneficina compiuta dal terrorismo palestinese ha raggiunto i membri del Consiglio di Sicurezza – ha dichiarato – chiediamo a tutti i paesi del mondo di collaborare per porre fine a questi attacchi contrastando l’incitamento palestinese che conduce direttamente alla violenza terroristica.