Le immagini di questo articolo provengono dal libro I diritti umani e nazionali in Palestina, pubblicato nel 2014 con il patrocinio dell’ANPI-Sezione di Seprio. Gli autori sono Giuseppe De Luca,Ugo Giannangeli, Vera Pegna, Giorgio Forti e Gennaro Panozzo (quest’ultimo dell’ANPI-Lombardi).
Il problema è che leggo lo Statuto dell’ANPI e non trovo in nessun articolo, men che meno in quello dedicato agli scopi dell’associazione (art. 2), riferimenti alla necessità di portare avanti una bieca propaganda filoaraba e antisionista.
Eppure questo volumetto, sul cui frontespizio campeggia il logo dell’ANPI, parla di Israele come di “un avamposto dell’occidente nell’accezione peggiore del termine“, e non si fa problemi a mettere nero su bianco affermazioni come “la violenza dei coloni non arretra davanti all’assassinio” e, soprattutto “le famigerate bande sioniste, fresche di olocausto, procedono con un metodico e capillare rastrellamento e annientamento di ogni forma di vita“.
Ora, delle mistificazioni storiche costruite sulla Guerra del 1948 abbiamo parlato a più riprese, sia per quanto riguarda la famiglia colpevole di averle create senza vergogna (i Khalidi), sia relativamente al Piano Dalet. In questo caso invece, quello che dobbiamo sottolineare è che parlare di Israele come “stato genocida”, fautore dell’apartheid, lasciando intendere delle connessioni con la barbarie nazista o la segregazione sudafricana, è inaccettabile.
È allo stesso modo inaccettabile forzare la similitudine impossibile fra terroristi di Hamas e Partigiani italiani. Non c’è alcuna correlazione fra le azioni poste in essere dai partigiani italiani della Seconda Guerra Mondiale e gli attentati, che mirano sempre a fare strage di civili, perpetrati da Hamas.
Scrivere che gli ebrei avevano un “programma preordinato e pianificato di sterminio degli indigeni” dimostra un’ignoranza storica e un odio verso Israele che non trova alcuna giustificazione.
Né ha più senso provare a spostare l’attenzione sulla semantica, proponendo l’abusato distinguo fra antisionismo e antisemitismo. Il sionismo, specie in questo periodo di rigurgiti antisemiti, è parte integrante dell’identità ebraica. Si tratta della volontà del popolo ebraico di avere un piccolo spazio nelle terre dominate dai suoi antichi re e abitate ininterrottamente da trenta secoli. Essere antisionisti vuol dire opporsi all’esistenza di Israele e di un rifugio sicuro per tutti gli ebrei del mondo. Si tratta solo di antisemitismo della peggior specie, mascherato con la criticanei confronti di uno stato, Israele, fondato sull’eguaglianza di tutti i cittadin e, sul massimo grado di libertà religiose e individuali riscontrabili in una nazione del Medio Oriente.
L’ANPI, almeno per rispetto del sangue versato dai suoi ex membri per la causa delle libertà civili e della democrazie, ha il dovere di essere molto più severa con le sezioni locali che usano il suo nome per sostenere i nemici della libertà e della democrazia.