Kobane è finalmente libera ma lo Stato Islamico è ben lontano dall’essere sconfitto

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Kobane è finalmente libera ma lo Stato Islamico è ben lontano dall’essere sconfitto

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Notizie contrastanti giungono dai territori controllati dallo Stato Islamico, il Presidente USA Barack Obama la scorsa settimana ha affermato che i raid della coalizione internazionale stanno seriamente danneggiando la struttura degli uomini di Al-Baghdadi e che lo stesso risulterebbe ferito in uno dei bombardamenti.

A Kobane, città al confine tra Siria e Turchia, i combattenti curdi hanno quasi del tutto liberato la città nonostante i villaggi circostanti siano ancora sotto il controllo degli estremisti islamici. Ai giornalisti è stato permesso l’ingresso nella città e le foto riportate dai media internazionali mostrano scene di distruzione che ricordano quelle dell’Europa post Seconda Guerra Mondiale. Il Pentagono ha diffuso la notizia che nella battaglia di Kobane hanno perso la vita circa 1,200 affiliati dello Stato Islamico, molti di essi sarebbero combattenti volontari stranieri, i cosiddetti foreign fighters che negli ultimi mesi terrorizzano i governi occidentali per la possibilità di agire da “lupi solitari” grazie all’addestramento ricevuto in Siria. Per i combattenti curdi invece le vittime tra gli uomini ISIS sarebbero più di 3,000.

Kobane rasa al suolo

Kobane rasa al suolo

Se però si è verificato questo stop sul versante occidentale, da altre parti le cose sembrano andare diversamente: Abu Muhammad al Adnani, portavoce dello Stato Islamico, ha annunciato l’espansione del movimento nel Khorasan, una vecchia denominazione della regione che comprende i moderni Afghanistan e Pakistan, nominando un ex generale dei Talebani governatore di tale provincia. A far parte del nuovo gruppo anche un ex detenuto di Guantanamo che ha portato in dote al Califfato un gruppo di guerriglieri operanti nel Nord del Pakistan. In un messaggio audio Adnani ha incitato i mujaheddin a obbedire agli ordini del nuovo governatore opponendosi ai vertici dei Talebani che invece sono contrari alla violenza adottata dallo Stato Islamico, in particolare alla pratica delle decapitazioni.

Altre infiltrazioni si sono verificate nella penisola del Sinai, dove oggi si sono verificate almeno 3 decapitazioni, e in Libia. Proprio nello Stato nordafricano nei giorni scorsi c’è stato un assalto al resort Corinthias a Tripoli con 10 vittime di cui 5 stranieri. Nella provincia di Derna, nella parte orientale della Libia, l’assenza di istituzioni e l’anarchia in cui è caduto il paese dopo la caduta di Gheddafi ha creato l’opportunità per il gruppo “Shura Council of Islamist Youth in Derna” di prendere il controllo del territorio e instaurare la Sharia in un’interpretazione radicale simile a quella dello Stato Islamico.

kenji goto

Il reporter giapponese Kenji Goto

Dopo la decapitazione di uno dei 2 reporter giapponesi si tratta per riportare vivo a casa Kenji Goto. Il governo giapponese, dopo le prime dichiarazioni di non voler scendere a patti con i terroristi, sembra aver ceduto alle pressioni e ha instaurato una trattativa attraverso la Giordania, interessata anch’essa a trattare per recuperare il pilota dell’aeronautica militare Muath al Kasaesbeh. In un ultimatum diffuso dai suoi portavocel’ISIS richiede di scambiare il pilota giordano con la terrorista, detenuta nelle carceri giordane, Sadjia al Rishawi, mentre il destino di Goto non viene nemmeno accennato, probabilmente per ottenere ulteriori vantaggi in seguito. Il ritorno in patria della Rishawi sarebbe un grande successo mediatico per il Califfato islamico e per la sua propaganda soprattutto nei confronti delle donne musulmane.

Nel frattempo la compagnia di web intelligence di Singapore S2T suggerisce che uno dei metodi con cui lo Stato Islamico si sta finanziando è l’uso dei bitcoin, la moneta virtuale e non tracciabile di internet, per le raccolte fondi. L’utilizzo dei bitcoin e della rete TOR renderebbe più facile coprire le tracce dei movimenti e, a conferma di questa tesi, sarebbe presente sulla Dark Net una pagina web ospitante un messaggio in cui si invitano i sostenitori del Califfato a donare fondi.

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