Il leader religioso iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, ha accusato gli Stati Uniti d’America di maltrattare la popolazione afroamericana. Secondo Khamenei “i neri americani sono oppressi, disprezzati e umiliati” costantemente negli Stati Uniti.
In una riunione con i funzionari di polizia del regime l’ayatollah avrebbe dichiarato che la polizia americana utilizza la violenza nei confronti delle minoranze abusando del proprio potere, lo riporta l’agenzia stampa iraniana Fars. “Negli Stati Uniti dove il Presidente in carica è un afroamericano, i neri sono oppressi, disprezzati e umiliati e un tale comportamento fornisce i presupposti per le agitazioni di massa.”
Questi commenti arrivano giusto un giorno prima dell’incontro tra il Segretario di Stato americano John Kerry e il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif che avverrà alle Nazioni Unite a margine della conferenza sul trattato di non proliferazione nucleare a cui entrambi parteciperanno. Khamenei si riferisce chiaramente alle recenti dimostrazioni nelle città americane in cui è stato lamentato un certo razzismo da parte della polizia locale. Sempre secondo l’agenzia Fars le parole dell’ayatollah sono da ricollegare all’incidente di Chicago in cui un adolescente afroamericano, Justus Howell, è stato ucciso con un colpo di pistola da un agente di polizia.
L’agenzia di stampa Tasnim aggiunge che nel suo discorso Khamenei si è scagliato contro quella che definisce “gestione del potere in stile hollywoodiano” da parte delle forze di sicurezza pubbliche occidentali. Utilizzando come esempio negativo gli eventi negli Stati Uniti, Khamenei ha invitato i suoi agenti ad usare il loro potere “con misericordia e giustizia”. ” I funzionari di polizia sono il simbolo della sovranità e della sicurezza della Repubblica Islamica. Pertanto devono avere forza ma non in modo incontrollato e persecutorio.”
Non è la prima volta che il leader iraniano accusa gli Stati Uniti di razzismo: in una serie di tweet pubblicati nel mese di Dicembre Khamenei insinuava che gli afroamericani e i nativi americani venissero denigrati dallo Stato citando i fatti di Ferguson e l’incidente di Wounded Knee del 1890 come prove di tale razzismo. “Non sono stati i colonialisti a uccidere i nativi americani e a ridurre in schiavitù milioni di africani? Sono questi i valori dell’America? #ferguson #woundedknee” aveva digitato sul suo profilo ufficiale la guida suprema. In realtà in Iran la libertà di parola è fortemente limitata, i social media sono completamente vietati e sono ancora nella mente di tutti le immagini delle rivolte, scatenate dalla frode elettorale del 2009 con cui fu rieletto il Presidente Ahmadinejad, soffocate nel sangue dalle autorità.
Le dichiarazioni di Khamenei si aggiungono a quelle effettuate la scorsa settimana dal Generale Ahmad Reza Pourdastan che, in un’intervista concessa alla tv di Stato Al-Alam, accusava gli Stati Uniti di aver architettato l’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001. Le sue parole sono state riportate e tradotte dall’Istituto di ricerca sui media mediorientali (MEMRI): “Le guerre in Medio Oriente derivano da una strategia globale americana. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica hanno ritenuto che la nuova minaccia consisteva nell’unione tra sunniti e sciiti. La base di questa forza è stata la benedetta Rivoluzione Islamica avvenuta in Iran. Per evitare che questa forza si concretizzasse gli americani hanno fatto molte cose, la prima di queste è stata la progettazione e la realizzazione degli eventi dell’11 Settembre 2001 per giustificare la loro presenza in Asia.”
Pourdastan ha parlato anche di possibili attacchi terroristici da parte di estremisti islamici nelle città dell’Arabia Saudita: “Personalmente ritengo che se le città saudite venissero prese di mira sarebbe difficile per i loro funzionari sopportare la situazione. In Yemen ora gli Houthi hanno le armi e sono in grado di sferrare colpi micidiali all’Arabia Saudita.” Infine Pourdastan ha lanciato un avvertimento allo Stato Islamico affermando che se le truppe del Califfato cercheranno di entrare nel raggio di quaranta chilometri dal confine dovranno affrontare la potenza e la capacità dei soldati musulmani.