“L’Italia è un partner privilegiato di Israele. Tra i due Stati è in atto una grande collaborazione, soprattutto accademica, che va intensificata”.
È quanto ha affermato l’Ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs, durante un incontro presso il Circolo degli Affari Esteri a Roma. L’evento rientrava nel ciclo ‘Incontri con l’Ambasciatore’ organizzato dal Circolo degli Esteri d’intesa con la Fondazione Roma Europea e fa seguito ad incontri già tenutisi con ambasciatori di altri Paesi.
“Sono più di 1500 – ha sostenuto l’Ambasciatore Sachs – le attività di ricerca congiunte tra i due Stati. Questo è un dato straordinario se si considera che in tutta Israele ci sono meno studenti di quanti frequentano l’Università La Sapienza. Inoltre il primo agosto ci sarà il lancio di un nuovo satellite progettato insieme da Italia ed Israele, dopo un lungo lavoro di grande intimità e affiatamento”. “Collaborazioni – ha aggiunto – che però dovrebbero coprire tutti i settori, in particolare il campo della medicina, dello sviluppo tecnologico e dell’agricoltura. Vediamo l’Italia come un grande e prezioso partner in Europa”.
Il diplomatico durante il suo intervento ha ricordato brevemente la nascita dello Stato di Israele, partendo dall’accordo Sykes-Picot, conosciuto come Accordo sull’Asia Minore, un accordo segreto del 1916 tra il Regno Unito e la Francia che definiva le rispettive sfere di influenza nel Medio Oriente, in seguito alla sconfitta dell’impero ottomano nella prima guerra mondiale. I termini della spartizione sono stati negoziati dal diplomatico britannico Mark Sykes e dalla controparte francese François Georges-Picot.
“Una spartizione, non comprensibile – ha detto Sachs -, avvenuta con il supporto della Russia. Quella mappa oggi non esiste, forse perché non era un approccio sostenibile, e, come vediamo, né gli inglesi e né i francesi oggi si trovano nella regione, ma sono i russi che stanno tornando. Nel 1947 le Nazioni Unite decisero di dividere quella che oggi è Israele in due Paesi, uno per gli arabi e l’altro per gli ebrei. Cinque nazioni arabe non accettarono questa risoluzione e qualche settimana dopo iniziò per Israele la Guerra di Indipendenza che fu uno dei conflitti più complicati che Israele dovette affrontare”. “La Guerra dei Sei Giorni del ’67 – ha proseguito – e poi la guerra dello Yom Kippur del 1973, conflitti molto complessi, hanno creato una consapevolezza nella nostra regione che ha portato, nel 1977, il Presidente dell’Egitto a parlare con noi e a siglare finalmente un accordo di pace. Dopo gli accordi di Oslo, anche la Giordania ha fatto la stessa cosa e così nel 1994 abbiamo due accordi di pace con due paesi arabi molto importanti attorno a noi”.
Oltre ad Egitto e Giordania ogni giorno nascono nuove e preziose collaborazioni con Paesi in tutto il mondo, “a lungo andare – ha osservato l’Ambasciatore – risulta troppo costoso per le altre economie fare a meno di Israele ed evitare di collaborare con noi. Lentamente molti Paesi, in particolare dall’Africa, si avvicinano sempre di più ad Israele”.
Un altro aspetto su cui si è soffermato l’Ambasciatore Ofer Sachs durante il suo incontro al Circolo degli Esteri è lo sviluppo economico e tecnologico di Israele, Paese che è al terzo posto nel campo della R&D (Research and Development) tecnologica dopo Usa e Cina.
“Dagli anni ’80 – ha precisato – Israele è il paese che investe di più in R&D. La stragrande maggioranza dei fondi fino alla prima metà degli anni ’80 erano governativi/statali, dalla seconda metà circa l’85% sono fondi privati, provenienti in primis dagli USA”.
Israele è un Paese sostenibile che può affrontare enormi sfide.
“Non è un segreto – ha asserito il diplomatico israeliano – che la nostra economia negli ultimi decenni sta andando bene. Oggi in Israele vediamo un’enorme aumento della popolazione, quando lo Stato fu creato vi erano circa 600 mila abitanti, oggi più di 8 milioni. Il tasso di disoccupazione è il più basso mai avuto e lo standard di vita è in crescita”.
Ci sono ancora delle sfide da affrontare, il paese ancora oggi tenta di creare uno standard di vita ragionevole per il suo popolo, l’economia è in via di sviluppo in tutti i sensi, con due vettori centrali: quello tessile e quello agricolo, a cui si aggiungono le oasi di tecnologia e innovazione, che attirano giganti internazionali. Proprio in Israele vi è, infatti, la maggior parte delle start-up e un elevato numero di brevetti.
“Negli anni ’70 – ha ricordato l’ambasciatore Sachs – due piccole compagnie americane, Motorola e Intel, decisero di investire nella ricerca e nello sviluppo ad Haifa, città dove già esisteva il Technion (Israel Institute of Technology), l’istituto tecnologico israeliano. Queste compagnie sono il motore dell’intera economia”.
Il segreto di questo progresso in Israele dipende da un insieme di fattori, alcuni dei quali vengono elencati dall’ambasciatore Sachs.
“Molti mi chiedono – ha detto – quale sia il segreto di tutto ciò, non credo ci sia una risposta precisa. Certamente dipende molto dalla nostra cultura e mentalità, infatti non accettiamo un “no” come risposta o come risposta finale; abbiamo saputo sfruttare al meglio l’ondata migratoria dall’ex URSS e l’economia ne ha beneficiato; c’è una grande collaborazione con gli USA, insostituibili partner. A cui si aggiunge l’esperienza sul campo di guerra, i nostri soldati vengono inviati in reparti altamente tecnologizzati e questo li aiuta a crescere mentalmente e professionalmente”.
L’ambasciatore Sachs è stato direttore dell’Istituto israeliano per l’esportazione e dal 2006 al 2011 è stato a Bruxelles per curare i rapporti nel settore primario tra Israele e Unione europea.