In Israele il terrorismo palestinese continua a uccidere. Nella giornata di ieri il bilancio è stato di due morti e quattro feriti, a cui si è aggiunto il bambino nato prematuro vittima dell’attentato di domenica scorsa a Ofra, nella West Bank.
Andiamo con ordine. Ieri mattina a Gerusalemme un palestinese ha accoltellato due agenti di polizia. Poche ore dopo vicino a Ofra, un terrorista palestinese è sceso da un’automobile sulla superstrada Route 60 e ha sparato su un gruppo di persone alla fermata dell’autobus, uccidendone due e ferendone altrettante, di cui una in maniera grave: un uomo colpito alla testa. Il responsabile è riuscito a scappare ed è attualmente ricercato dai militari israeliani, che hanno requisito alcune filmati delle telecamere per capire i suoi spostamenti.
Nella giornata di ieri si è aggiunta un’altra brutta notizia. Il neonato fatto nascere prematuramente dai medici, dopo che la mamma era stata ferita domenica scorsa in un attentato palestinese sempre a Ofra, è morto.
La situazione sta diventando allarmante. Da settembre nella capitale d’Israele gli attacchi da parte del terrorismo palestinese sono quasi quotidiani, facendo salire la tensione alle stelle, mentre nella West Bank il bilancio è di dieci attacchi gravi in due mesi.
In pochi giorni il terrorismo palestinese ha colpito più volte Israele, uccidendo due persone e un bambino.
In Israele si muore alle fermate degli autobus, si muore dopo pochi giorni di vita, perché la propria mamma è stata ferita in un attentato e ha perso molto sangue. Non importa se si è militari o civili. Non importa se si è in una città o in un’altra.
In Israele (e altrove) si muore perché si è ebrei.