Israele ha smantellato “una rete segreta di spionaggio iraniano”, il cui compito era quello di reclutare israeliani sui social network per missioni segrete in cambio di denaro. Gli arrestati rischiano fino a 15 anni di prigione.
L’episodio, che segna ancora una volta la volontà dell’Iran di attaccare lo Stato ebraico, ha riguardato nello specifico quattro donne e un uomo, tutti ebrei iraniani di mezza età immigrati da parecchio tempo in Israele.
Il reclutamento è iniziato su Facebook per poi proseguire su Whatsapp per mano di un agente iraniano, che si era spacciato per un ebreo che viveva nel paese degli Ayatollah.
Col nome di Rambod Namdar, l’uomo non ha mai mostrato il suo volto in alcun social, sostenendo di avere la telecamera rotta del proprio smartphone.
Un elemento quantomai curioso, che non aiuta a capire la reale consapevolezza dei protagonisti. Si dice che qualcuno di loro, almeno a un certo punto, si sia accorto che ci fosse qualcosa di poco chiaro. Altri, invece, sostengono la piena consapevolezza dei reclutati.
A far sembrare tutto grottesco il fatto che le quattro donne reclutate fossero casalinghe e persone senza macchia.
Ma cosa chiedeva Rambod Namdar?
A una donna ha chiesto di convincere il figlio a entrare nell’esercito per avere una talpa all’interno. A un’altra di scattare delle foto all’ambasciata americana in Israele e un’altra ancora di avvicinare politici.
Una “faccenda seria” l’ha definita un ufficiale dello Shin Bet:
“Queste gravi azioni hanno messo in pericolo gli stessi sospettati insieme ai loro familiari e cittadini israeliani innocenti, i cui dettagli sono stati trasferiti all’intelligence iraniana, insieme a informazioni sui luoghi sensibili israeliani e americani che potrebbero diventare obiettivi di attacchi terroristici”.
L’episodio ha destato preoccupazione anche nel Naftali Bennett:
“Stiamo assistendo a tentativi infiniti da parte delle Guardie Rivoluzionare di reclutare cittadini israeliani. Raggiungeremo chiunque tenti di danneggiare la sicurezza di Israele”.
L’Iran attacca, Israele è pronto a rispondere.