Lo storico summit del Neghev è terminato con l’annuncio di rapporti permanenti tra i prestigiosi partecipanti; quali Israele, Usa, Bahrein, Egitto, Emirati e Marocco (il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid, il segretario di stato americano Antony Blinken, i ministri degli esteri del Bahrein Abdullatif bin Rashid Al Zayani, dell’Egitto Sameh Shoukry, degli Emirati Abdullah bin Zayed Al Nahyan e del Marocco Nasser Bourita).
Che qualcosa stesse cambiando nella geopolitica del Medioriente lo si era capito con la firma degli Accordi di Abramo. Adesso, però, è arrivata una conferma.
Perché un vertice che, nonostante il perdurare di posizioni diverse, ha portato all’istituzionalizzazione delle relazioni, è una cosa di cui tenere estremamente conto e che fa ben sperare per il futuro pacifico dell’area.
A riprova di questo la stigmatizzazione da parte di Hamas, che ha rifiutato “ogni forma di normalizzazione di rapporti con il regime sionista”, bollando il summit come inutile.
Il che rende ancora tutto più significativo, perché ormai che Hamas voglia solo la distruzione di Israele è lampante anche per diversi paesi arabi.
La logica è semplice: se altri stati mediorientali, come auspicato dal capo della diplomazia statunitense Usa Anthony Blinken, dovessero riconoscere o normalizzare i rapporti con Israele, Hamas vedrebbe diminuire i paesi che sostengono la sua campagna del terrore, con risultati disastrosi per l’organizzazione terroristica.
Ad aumentare l’irritazione di Hamas è stata anche la località scelta per un vertice in cui si è parlato della guerra in Ucraina, dell’Iran e della situazione tra Israele e ANP: Sde Boker, il kibbutz dove trascorse gli ultimi anni della sua vita ed è sepolto David Ben Gurion, uno dei padri fondatori dello Stato ebraico.
E può un vertice essere riconosciuto come importante e proficuo se avvenuto in un luogo simbolico per tutto lo Stato d’Israele? No!
Una risposta retorica per una domanda che lo è altrettanto, che però fa capire come stiano cambiando le cose in Medioriente e come la normalizzazione dei rapporti possa portare a una pace voluta Israele e non da Hamas.