“Israele è la frontiera d’Europa“. Era il titolo dell’evento organizzato da Il Foglio ieri a Roma presso la Sala del Tempio di Adriano della Camera di Commercio alla presenza di molti ospiti internazionali, i cui interventi hanno evidenziato che il futuro dell’Europa è legato a quello di Israele, soprattutto in un momento nel quale la minaccia terroristica non incombe solo sulle città dello Stato Ebraico ma anche su quelle del Vecchio Continente. A moderare la discussione Giulio Meotti.
Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo saluto, ha espresso “comprensione e vicinanza per le motivazioni di fondo del convegno”, sottolineando la necessità di una “battaglia contro l’antisemitismo in qualsiasi veste”, anche quando assume le vesti dell’antisionismo, “che è un travestimento dell’antisemitismo, a cui si presta ossequio negando le ragioni di Israele”. La risoluzione dell’Unesco che ha negato il legame fra Gerusalemme e il popolo ebraico secondo Napolitano “va in questa direzione”.
L’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs ha ringraziato il Foglio per la posizione assunta proprio in merito a tale risoluzione, aggiungendo:
“Israele è una roccia solida di stabilità e democrazia per la regione è il faro della libertà politica e religiosa. La pace si può ottenere solo con la fiducia, senza manipolare i fatti e la storia”.
La storica egiziana Bat Ye’or ha parlato dell'”odio compassionevole nei confronti di Israele”, che se pur si manifesta in maniera differente rispetto alle alleanza fra Hitler e il Gran muftì di Gerusalemme, ha di fondo le medesime ragioni che hanno portato alla “Shoah della memoria” dell’Unesco:
“Negare la nostra cultura, vuol dire distruggere il principio della civilizzazione occidentale e la legittimità teologica del cristianesimo”.
L’arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri ha indicato il rapporto fra ebrei e cattolici quale “modello di convivenza esemplare”.
Hassen Chalghoumi, imam di Drancy, ha ricordato le violenze subite per le sue dichiarazioni di rispetto in merito alla deportazione durante la Seconda Guerra Mondiale proprio nel comune francese, spiegando:
“Perché c’è questa catena d’odio incredibile in Francia e Belgio? Perché non c’è l’islam in Europa, c’è solo l’islam politico dei Fratelli musulmani, una cancrena finanziata da molti paesi arabi, con finalità politiche e non spirituali. La crisi siriana è esplosa in questo modo, è questo islam politico il nemico dell’Europa”.
Il leader del partito Zionist union ed ex ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni ha sostenuto con forza la necessità di “combattere la delegittimazione dello stato ebraico”:
“Di Israele si parla sempre in modo emotivo, si vedono solo soldati israeliani e bambini palestinesi. Dobbiamo colmare questo divario e capire cos’è veramente Israele e la verità è che è la patria del popolo ebraico, ma incarna anche i valori del mondo libero: la democrazia, ma anche la tecnologia che arricchisce il mondo intero. Vivere in pace è nell’interesse israeliano ma risolvere questo conflitto non risolverà il conflitto ideologico. Pensate forse che l’Isis si fermerà dal tagliare le gole?”.
L’iniziativa de Il Foglio, in tutta la sua interezza, ha mostrato che guardare Israele con occhi scevri da pregiudizi significa guardare al futuro dell’Europa, dilaniata da quell’islam radicale che sta seminando paura e odio.