Per molto tempo l’Arabia Saudita, custode dei luoghi più sacri dell’Islam, ha predicato l’idea di unità islamica. Questo messaggio spesso includeva la tradizionale ostilità nei confronti di Israele, considerato l’usurpatore di Gerusalemme. Ora però i sauditi si ritrovano in una posizione scomoda e inusuale: per certi aspetti con Israele condivide alcuni timori rispetto all’Iran. La carneficina che si protrae da anni in Medio Oriente ha portato l’opinione pubblica dell’Arabia Saudita e di altri paesi arabi a considerare l’Iran, grande finanziatore di milizie sciite indipendenti dal carattere terroristico e jihadista, come la più grande minaccia per il mondo musulmano sunnita.
Tra queste milizie supportate da Teheran ci sono i ribelli Houthi che i sauditi stanno combattendo in Yemen per far sì che non si configuri una situazione simile a quella presente nel Sud del Libano dove ormai i filo-iraniani Hezbollah controllano saldamente il territorio come uno Stato nello Stato. Proprio questo conflitto asimmetrico tra sauditi e Houthi ricorda per certi aspetti quelli in cui è coinvolto Israele con Hamas e Hezbollah, due organizzazioni terroristiche foraggiate dall’Iran: da una parte abbiamo un esercito forte e ben armato come l’Arabia Saudita, dall’altra una milizia irregolare che spara missili sulle città confinanti colpendo la popolazione civile. Un altro dato che accomuna i due conflitti è la propaganda: i ribelli Houthi in questi mesi di guerra hanno più volte accusato Israele di essere dietro i bombardamenti sauditi, una segnalazione che potremmo definire tipica dei media iraniani che in ogni scontro avvenuto nel mondo vedono la regia occulta dello Stato ebraico.
La preoccupazione comune più grande per Israele e Arabia Saudita rimane il programma nucleare iraniano e l’accordo che potrebbe essere firmato a breve tra la Repubblica Islamica e le cinque grandi potenze mondiali. Entrambi temono che l’accordo, accompagnato dalla rimozione delle sanzioni economiche, possa incoraggiare l’Iran a espandere la sua influenza regionale. I sauditi non vorrebbero intervenire direttamente ma non protesterebbero affatto se gli israeliani decidessero di usare la forza per distruggere le strutture nucleari iraniane. Alcuni osservatori internazionali dicono che contatti segreti fra le due parti ci sono già stati ma una vera e propria svolta diplomatica è ancora molto lontana.
Infatti, sebbene ci sia una confluenza d’interessi e un discreto interesse a cooperare, un vero e proprio accordo alla luce del sole è impossibile senza progressi sulla questione palestinese. Ad oggi, proprio a causa del conflitto con i palestinesi, i due paesi non hanno relazioni diplomatiche ufficiali e ai cittadini israeliani è vietato l’ingresso in Arabia Saudita. Senza contare poi l’idea di Israele che si è fatta l’opinione pubblica araba dopo decenni di bugie e false accuse.
Nonostante questo è palese il desiderio del regno saudita di cominciare un nuovo corso nella politica estera e nel rapporto con Israele. La distruzione dello Stato ebraico è ormai una questione anacronistica e la tecnologia israeliana farebbe molto comodo ai ricchi investitori sauditi.