L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato un budget di 4,1 milioni per la Commissione che dovrà indagare sugli inesistenti abusi fatti da Israele nei confronti dei palestinesi nel corso della guerra contro Hamas dello scorso maggio.

Non solo, perché oltre all’elevata somma di denaro, la Commissione non ha limiti di mandato, e potrà, infatti, esaminare le presunte responsabilità dello Stato ebraico contro i palestinesi in qualunque epoca.

Un pregiudizio mai visto, quello dell’Onu, che ha trovato la pronta risposta di Israele che tramite la sua ambasciatrice presso la sede di Ginevra delle Nazioni Unite, Meirav Eilon Shahar, ha affermato:

“È ovvio per il mio paese, come dovrebbe esserlo per qualsiasi osservatore imparziale, che semplicemente non c’è nessun motivo per credere che Israele riceverà un trattamento ragionevole, equo e non discriminatorio da parte del Consiglio e da questa Commissione d’inchiesta”.

Israele, quindi, ha ufficialmente dichiarato che non collaborerà con la Commissione creata dal Consiglio Onu, presieduta da Navi Pillay, il cui pregiudizio la portò a nominare quattro missioni conoscitive contro lo Stato ebraico, più che su qualsiasi altro paese, e a convocare la conferenza Durban II, il cui antisemitismo arrivò al culmine anche per la presenza all’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che ha sempre negato la Shoah.

Come se non bastasse Pillay definì Israele uno stato “di apartheid”, appoggiando anche il movimento BDS.

A sorprendere sono anche i tempi. La Commissione, infatti, è stata istituita nei giorni immediatamente successivi alla fine della guerra tra Israele e Hamas del maggio scorso. Un segnale anche troppo eloquente del pregiudizio contro Gerusalemme da parte dell’Onu.

Se vi state chiedendo: è stata istituita una Commissione anche per Hamas?

No, ovviamente. Perché per l’Onu soggiogare il proprio popolo non è reato, non dare diritti alle donne non è reato, come non lo è lanciare missili contro cittadini israeliani inermi.