Allora il mondo era un posto diverso. L’uomo si apprestava ad andare per la prima volta sulla Luna, le rivolte studentesche sembravano essere il motore delle nostre società e i terrorismi nazionali e internazionali si preparavano a occupare per decenni i titoli dei quotidiani.
Era fra il 1968 e 1969 e in Israele ci facevano ancora i conti con la vittoria lampo nella “Guerra dei sei giorni”, mentre grazie all’equipe di Gideon Forster dell’Università ebraica di Gerusalemme venivano rinvenuti diversi oggetti nel corso di importanti scavi archeologici condotti nell’Herodion vicino a Betlemme, fra cui un anello.
L’oggetto solo di recente è stato fatto pulire ed esaminare dal direttore del sito Roi Porat, portando a quella che sembra una scoperta sensazionale: sull’anello è scritto in greco “appartenente a Pilato”, il prefetto della Giudea che mandò a morte Gesù.
Non è stato possibile ricostruire il periodo esatto in cui è stato forgiato l’anello, in bronzo su cui sopra è disegnato un vaso di vino, ma è certo che la sua scoperta è stata fatta in un giardino costruito su un portico datato non oltre il 71 a.e.v.
Daniel R. Schwartz, della Hebrew University di Gerusalemme, ha affermato:
“Questo nome era raro in Israele a quei tempi. Non conosco nessun altro Pilato di quel periodo e l’anello mostra che era una persona di rango e benestante”.
Quella che si sta per concludere è stata una stagione molto prolifica per l’archeologia in Israele. Negli ultimi tempi, infatti, è stato scoperto anche un cofanetto di rame contente 24 monete d’oro e un pregiato orecchino d’oro, nascosti nove secoli fa dagli abitanti di Cesarea che fuggivano dall’avanzata dei Crociati di Baldovino I, e una rarissima maschera tra le più antiche mai ritrovate risalente al Neolitico, datata 9 mila anni fa, scavata in pietra calcarea, di cui se ne conoscono solo quindici esemplari.