Milano è tornata a essere un crocevia del terrorismo islamico, targato Isis. Un affiliato dello Stato islamico, infatti, è finito in manette in un’operazione coordinata di diverse polizia italiane.
Il suo nome è Issam Shalabi, un egiziano di 22 anni, ex dipendete di una nota catena di fast food, prima radicalizzato e poi divenuto un reclutatore. L’accusa nei suoi confronti è di associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo.
In contemporanea al blitz di Milano sono scattati altri in tutta la Lombardia, in Piemonte, Emilia Romagna e Abruzzo.
Il capo della procura nazionale antiterrorismo Federico Cafiero de Raho ha spiegato durante la conferenza stampa che Issam Shalabi è:
“Una figura di grandissimo spessore, soggetto accreditato presso l’Isis, in contatto diretto e autorizzato a disporre di comunicazioni che arrivano dal comando del sedicente Stato islamico.”
Le indagini sono partite lo scorso anno quando in un gruppo sospetto di Whatsapp è comparsa un’utenza italiana, che poi si è scoperta essere di proprietà di Issam Shalabi. Assieme a lui sono indagate anche altre due persone, di cui una al momento risulta essere irreperibile.
La stampa italiana ha definito il presunto jihadista un “lupo solitario”. Lupo solitario affiliato all’Isis e pronto a qualsiasi cosa per onorare un Dio che non gli hai mai detto di uccidere.
Siamo sicuri che “lupo solitario” sia la giusta definizione? Issam Shalabi era diventato un reclutatore dell’Isis, intenta da anni a seminare morte e terrore in Occidente. Parlava con molte persone per radicalizzarle e tenere in caldo per un martirio che in pochi considerano anacronistico.
Che sotto ci sia qualcos’altro, visto che spesso questi vicende hanno come teatro Milano e dintorni?