Moez Fezzani, noto come Abu Nassim, è stato arrestato in Sudan. Il terrorista tunisino è considerato uno dei reclutatori per lo Stato islamico in Italia. Secondo fonti dell’antiterrorismo a cavallo degli Anni 2000, avrebbe fatto parte del “Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento”, una cellula con base a Milano che aveva il compito di reclutare uomini e mandarli nei paesi “caldi”.
Nel 2012 Abu Nassim era assolto in primo grado ed espulso dalle autorità italiane. Due anni dopo è stato condannato per associazione per delinquere con finalità di terrorismo.
Abu Nassim era stato consegnato ai magistrati di Milano in seguito a un accordo tra Silvio Berlusconi, all’allora premier, e Barack Obama. Magistrati che fin dal 2007 avevano chiesto senza esito di poter eseguire l’ordinanza cautelare emessa a suo carico agli Stati Uniti, che lo catturarono in Pakistan nel 2003.
Nel dicembre 2009, nel corso di un interrogatorio a Milano, davanti al gip Guido Salvini e al pm Elio Ramondini, disse:
“Ho vissuto a Milano, Napoli, Bolzano e Valle d’Aosta. A Napoli ho fatto il bracciante, a Milano ho venduto eroina e hashish prima di diventare un uomo pio e religioso”.
All’epoca le imputazioni formulate dai magistrati milanesi, ritenevano che Nassim avrebbe fatto parte di una “articolazione” nel nostro paese del “Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento” operante “in diretto collegamento con una rete di analoghi ed affini gruppi”, la cui attività era dislocata in altri paesi: Spagna, Inghilterra, Germania, Belgio, Algeria, Pakistan, Afghanistan e Tunisia.
Nello specifico Abu Nassim, tra il 1997 e il 2001, dopo aver lasciato Milano, dal Pakistan avrebbe avuto il compito di “organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall’Italia” i quali “venivano addestrati all’uso delle armi” e “alle azioni suicide”. In più, avrebbe avuto anche il compito di organizzare e finanziare “il rientro dei mujaheddin” a Milano.