L’estate di quest’anno sta riportando alla luce ciò che forse sapevamo già ma che per anni abbiamo provato ad ignorare: il problema dell’approvvigionamento idrico. La siccità ha già mietuto le sue vittime colpendo pesantemente i raccolti stagionali e danneggiando quelli a venire causando ingenti perdite alle aziende del settore e quelle dell’indotto. In un mondo che punta verso l’eco-sostenibilità e le energie rinnovabili fa davvero specie constatare lo stato di salute di un settore idrico in Italia. Lo spreco delle risorse idriche da parte della rete di acquedotti non è più una leggenda ed è certificato da statistiche eloquenti che evidenziano una certa miopia nella gestione delle risorse. Continuare con la politica dell’indifferenza non è la soluzione, l’equilibrio ambientale è sempre più precario e seppur in una condizione climatica diversa rispetto a quella di Israele è a alla tecnologia ed all’esempio israeliano che si dovrebbe guardare.
Numeri da capogiro
A marzo, durante la “giornata mondiale dell’acqua” sono stati presentati i dati ISTAT relativi ai nostri acquedotti. I numeri sono inquietanti e fanno sudare freddo ( impresa quasi impossibile in queste giornate) mostrando perdite medie pari al 38,2% dell’acqua immessa. Le perdite maggiori si hanno al sud: il 68,8% a Potenza, il 54,6% a Palermo zone che in genere hanno delle precipitazioni medie inferiori rispetto al settentrione. Se l’intervento sull’infrastruttura appare, allo stato attuale, utopico è alla gestione della risorse che bisogna puntare e per far questo non è necessario affidarsi esclusivamente ad un duro percorso di austerità ma ai progressi tecnologici legati ad un metodo di irrigazione che ha fatto le fortune di un’area prevalentemente desertica come quelle israeliana. Fin dalla costituzione nel 1948, Israele ha attribuito la massima importanza all’ottimizzazione delle risorse idriche riuscendo a “far fiorire il deserto”.
Modello Israele
L’irrigazione a goccia è una tecnologia ormai consolidata, Israele è leader del settore ed EXPO 2015 è stata la vetrina ideale per diffondere la conoscenza dei progetti e della best practice israeliana. Nel mondo, la tecnica dell’irrigazione a goccia si utilizza nel 3% delle aree irrigate, in Italia si arriva al 20% una percentuale troppo bassa che dovrebbe vedere maggiore impegno da parte di quelle colture, come quelle di cereali, con maggiore fabbisogno di acqua. Il pianeta soffre di scarsità d’acqua ed è necessario sviluppare nuove tecniche per far fronte a questa situazione che è anche tra le cause dei flussi migratori. L’acqua si è trasformata in un bene economico e non solo naturale attorno al quale si muovono gli equilibri demografici ed economici di molte aree del pianeta.
Sono già passati due anni dall’EXPO e per dare seguito all’evento, oltre che per smentire i detrattori dell’iniziativa, bisogna iniziare mettere in pratica lo slogan proposto (nutrire la terra, energia per la vita). Tra i top-player operanti in Italia si trova proprio un’azienda israeliana con sede in Liguria: la Netafim che vanta oltre 50 anni di esperienza nel settore. Sul sito aziendale si trovano numerosissimi spunti ed approfondimenti con un’area dedicata agli addetti ai lavori e tenuta costantemente aggiornata su quelle che sono le novità sull’irrigazione a goccia. L’azienda fa della condivisione delle informazioni il nucleo centrale del proprio sito,
Spingere per l’espansione di questa tecnica d’irrigazione è una priorità, farlo promuovendone anche la ricerca e lo sviluppo deve diventare la norma perché come dice la stessa Netafim permetterebbe di “crescere di più con meno” poiché un futuro senza investimenti non può che essere più arido.