L’odio per Israele è riuscito dove la politica irachena ha fallito: compattare il paese, che da mesi non riesce a darsi un governo e da anni non riesce a realizzare riforme per guardare al futuro.
Eppure l’odio per Israele, pare, abbia messo tutti d’accordo, portando all’approvazione di una legge dal titolo “Criminalizzazione della normalizzazione e dell’instaurazione di relazioni con l’entità sionista”, che ha visto i voti favorevoli di 275 deputati, su un totale di 329 che compongono l’Assemblea nazionale.
Legge valida per tutti i cittadini iracheni e le aziende che lavorano in Iraq, per le istituzioni statali e indipendenti e per gli stranieri che lavorano nel Paese. I trasgressori potrebbero essere puniti addirittura l’ergastolo o la pena di morte.
Il Parlamento iracheno ha comunicato che la nuova legge “un vero riflesso della volontà del popolo”.
Diciamo anche che l’ergastolo e la pena di morte rappresentano validi deterrenti per un popolo, che non pare sia stato messo nelle condizioni di “decidere” in autonomia.
L’Iraq non ha mai riconosciuto Israele e i due non hanno relazioni diplomatiche, tanto che Baghdad ha sempre condannato quei paesi arabi che hanno firmato gli accordi di Abramo (Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Sudan).
I deputati iracheni, inoltre, sono rimasti dell’idea che il proprio paese “non aderirà mai” agli accordi, a dispetto delle esortazioni ricevute, almeno secondo alcuni analisti delle questioni mediorientali.
Invece che soffermarsi sull’operato di Israele, si dovrebbe entrare a fondo su cosa facciano diversi paesi arabi.
Immaginiamo se lo Stato ebraico avesse approvato una legge contro l’Iraq e chiunque abbiano legami col paese di Baghdad, pena ergastolo o morte.
Ci sarebbero state sollevazioni di versi politici di altri paesi per puntare il dito contro Gerusalemme.
Avremmo visto gente scendere nelle piazze europee per esternare il proprio antisemitismo, coprendosi con l’odio contro Israele.
E invece la notizia dell’approvazione della legge irachena contro Israele è passata sotto silenzio così come l’odio antiebraico, strumentalizzato da alcuni leader arabi per soggiogare i propri cittadini.