Iran, presidente Raisi morto in un incidente in elicottero

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Il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi è morto ieri in un incidente in elicottero, che si è schiantato nella regione di Tabriz, nell’Azerbaijan Orientale. Con lui, ha perso la vita anche il ministro degli Esteri Abdollahian.

L’ha confermato la tv di Stato della Repubblica islamica, che al momento non ha ufficializzato la causa che ha fatto precipitare il velivolo.

Le ricerche si sono estese per tutta la notte, anche in condizioni climatiche avverse.

Fedelissimo della Guida suprema iraniana Khamenei, e suo potenziale successore, Raisi aveva 63 anni.

La sua morte è stata pianta dai gruppi terroristici Hamas e Hezbollah.

I maggiori responsabili del massacro del 7 ottobre contro i civili israeliani hanno espresso “dolore e tristezza” e “sincere condoglianze” per la dipartita di Raisi e di Amir-Abdollahian, morti:

“In un doloroso incidente che è costato la vita ad alcuni dei migliori leader iraniani che hanno avuto una brillante carriera nel far rinascere l’Iran e hanno adottato posizioni onorevoli nel sostenere la nostra causa palestinese e la legittima lotta del nostro popolo. Siamo fiduciosi che la Repubblica Islamica dell’Iran sarà in grado, se Dio vuole, di superare le ripercussioni di questa grande perdita. Il caro popolo iraniano dispone di antiche istituzioni in grado di affrontare questa dura prova”.

Il braccio armato dell’Iran in Libano e in Sudamerica si unito alle condoglianze per colui ritenuto “un grande e convinto difensore della resistenza” e un “protettore” dei gruppi anti israeliani nella regione:

“Un convinto difensore delle nostre cause e un protettore dei movimenti di resistenza”.

Se le parole al miele dei gruppi terroristici non sorprendono, a farlo è il minuto di silenzio osservato oggi all’Onu per la scomparsa di Raisi, un ultraconservatore che ha contributo a rendere l’Iran come è oggi: fatto di impiccagioni per i dissidenti, obbligo di tenere il velo e severe pene (fino alla morte) per chi non l’osserva.

Ebrahim Raisi mise in dubbio la Shoah, la cui veridicità secondo lui doveva essere appurata “da ricercatori e storici”, come se questi non l’avessero fatto negli ultimi decenni. Bastava leggere un qualsiasi libro di storia, ma Raisi preferì non farlo.

Di Raisi vanno sempre ricordate queste parole datate 6 ottobre, un giorno prima della mattanza di Hamas, riferendosi alla possibilità di normalizzazione dei rapporti fra Israele e Araba Saudita.

“Il modo per combattere il nemico non è la resa o il compromesso, ma piuttosto il confronto e la resistenza che costringono il nemico a ritirarsi”.

Questo è l’Iran, questo era Raisi.

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