L’Iran è il paese più colpito dal Covid-19 in Medio Oriente. I casi complessivi sono 1,32 milioni, a fronte di 1,11 milioni di guarigioni e 56.717 decessi. Nonostante questi numeri, l’ayatollah Ali Khamenei sembra avere più interesse a continuare la sua crociata contro l’Occidente, che a fronteggiare il virus.
La Guida suprema dell’Iran, infatti, si è scagliato contro i vaccini provenienti dagli Usa e dalla Gran Bretagna, la cui importazione è “vietata”, perché “non mi fido di loro”.
L’invettiva di Khamenei è stata fatta nel corso di un discorso televisivo, dove ha sostenuto che gli Stati Uniti e il Regno Unito “a volte vogliono testare” i propri vaccini in altri paesi, sottolineando di avere scarsa fiducia anche nella Francia:
“Perché in passato quel paese ha esportato sangue infetto in Iran. Se i loro vaccini funzionano, compreso quello della Pfizer, perché non li usano per il loro popolo, in modo da evitare il fallimento delle migliaia di morti nei loro Paesi?”.
Parole molto dure quelle di Ali Khamenei, il quale ha affermato che l’importazione di vaccini avverrà da paesi terzi, il cui acquisto, però, è reso difficile dalle sanzioni Usa.
Le dichiarazioni della Guida Suprema iraniana in merito ai vaccini occidentali per sconfiggere il Covid-19 era state precedute da quelle del generale Mohammad Reza Naghdi che, nelle settimane precedenti, aveva fatto sapere che la Guardia rivoluzionaria iraniana “non raccomanda l’iniezione di alcun vaccino estraneo” basato sull’Rna messaggero.
In un momento così difficile per il mondo e in una crisi economica e sociale tre le più gravi del secolo, in Iran ancora non si sono deposte (o accantonate) le armi, continuando a riversare odio nei confronti e puntare il dito contro l’Occidente.
Il motivo è semplice: nascondere al popolo l’incapacità del governo di Teheran nel fronteggiare la pandemia, gettando l’odio occidentale in pasto all’opinione pubblica. Pandemia che all’inizio, personalità iraniane avevano etichettato come un “complotto sionista”.