Nella nebulosa delle organizzazioni occidentali che sostengono Hamas e il terrorismo palestinese, c’è un nome che si accende spesso, quello dell’ISM.
L’ISM nasce nel 2001 da un’idea di Huwaida Arraf, americana di origini palestinesi, e di suo marito Adam Shapiro, ebreo americano. Entrambi raccolgono, nel corso degli anni, altri filoarabi provenienti dall’area dell’estrema sinistra americana e da ambienti anarchici. A unirli è la volontà di danneggiare Israele tramite azioni in loco e centinaia di iniziative propagandistiche negli atenei occidentali.
I due americani scrivono sul loro website alcune prese di posizione mai rinnegate:
“La resistenza Palestinese deve prendere varie forme, sia violente che non violente. Ma è importante sviluppare una strategia che includa entrambi gli aspetti. Nessun movimento non-violento è stato capace di ottenere qualcosa senza la contemporanea azione di un movimento violento.”
Con queste premesse, l’ISM rivela la sua vera natura poco dopo la sua fondazione, nel 2002, quando alcuni suoi membri fanno da scudi umani per Yasser Arafat a Ramallah, mentre altri (ben dieci persone) portano rifornimenti ai terroristi che occupano la Chiesa della Natività a Betlemme.
L’uso spregiudicato di scudi umani da parte dell’ISM porta a gravissimi incidenti. Alcuni di questi costano la vita a giovani membri,quali Rachel Corrie (americana) e Tom Hurndall (inglese). Questo però non sembra toccare i vertici dell’ISM. tanto che, un altro co-fondatore dell’ISM, Thom Saffold, pronunciandosi sulla morte della Corrie, non si fa problemi a sostenere “accade che loro (i membri dell’ISM) non siano addestrati a dovere. Ma noi siamo come un esercito di pace. I generali mandano giovani uomini ad agire, e alcuni di loro muoiono”.
La lista dei membri dell’ISM sospettati, indagati e condannati per legami profondi con il terrorismo è comunque piuttosto lunga.
Nel 2003 (lo stesso anno in cui sono morti la Corrie e Hurndall) il terrorista islamico Shadi Sukiya riesce a sfuggire alla cattura per diversi giorni grazie all’aiuto dell’ISM, e alla fine viene arrestato proprio in un’abitazione affittata dall’ISM nei pressi di Jenin. Appena un mese dopo, nell’aprile 2003, si scopre che due dei terroristi del Mike’s Place (un attentato che uccide tre persone e ne ferisce cinquanta), un locale di Tel Aviv, si erano incontrati con i membri dell’ISM a Gaza poco prima di suicidarsi.
Solo pochi mesi dopo, il fondatore del DAFKA (Defending America for Knowledge and Action), Lee Kaplan, riesce a infiltrarsi, truccato da pakistano e facendo proclami antisemiti, in un incontro dell’ISM a San Francisco. Prima di questa azione, Kaplan pensava che tutti gli studenti coinvolti nell’ISM fossero solo degli Useful Idiots, circuiti dagli ambienti antisraeliani e filoislamici, ma alla fine dell’incontro constata con amarezza che i partecipanti non sembrano intenzionati a distruggere solo Israele, ma anche gli Stati Uniti, e che non si fanno alcun problema a collaborare con assassini e terroristi o a mentire su ogni questione relativa a Israele.
Il 21 agosto 2008, un attivista americano dell’ISM, Richard David Hupper, è condannato a quattro anni di carcere per aver supportato materialmente il lavoro dei terroristi di Hamas. Nei documenti del processo si può leggere anche la confessione di Harper, che ammette di aver donato $20.000 all’organizzazione terroristica affiliata ai Fratelli Musulmani. I fatti risalgono al 2004, quando si trovava a Gaza assieme ad altri sostenitori di Hamas dell’ISM. Nel 2006 prova addirittura a ottenere un nuovo passaporto, usando documenti falsi, per recarsi nuovamente al servizio di Hamas.
In tutte le riunioni dell’ISM cui Kaplan prende parte nel corso degli anni, diverse ore sono dedicate alle modalità con cui provocare i soldati dell’IDF, possibilmente di fronte al gran numero di videocamere presenti nei pressi dei veri e propri “teatrini” ideati per fornire materiale alla propaganda palestinese. In questo caso, a essere presente e a rilanciare i filmati, è quasi sempre Al-Jazeera.
Il comportamento dei facinorosi dell’ISM è così grave e irresponsabile da costringere Israele a effettuare controlli accurati quando questi si presentano all’aeroporto di Tel Aviv.
Ancora oggi, basta collegarsi al sito internet dell’ISM per notare come, alla sezione “Travel Information & Tips”, ai nuovi affiliati venga consigliato di non fare menzione della loro appartenenza al movimento e di mentire alle autorità israeliane. In sostanza, si chiede di articolare un piano di viaggio (ovviamente fasullo) in Cisgiordania che comprenda siti di interesse archeologico, hotel e spostamenti, in modo da poter ingannare gli addetti ai controlli israeliani. Si consiglia quindi di tenere un comportamento illegale sin dall’arrivo in Israele.
Mentre molti membri dell’organizzazione operano sul territorio a stretto contatto con i terroristi palestinesi, i leaders dell’ISM sono riusciti, nel 2007, a lanciare la loro campagna più famosa, il Free Gaza Movement (FGM). Sotto questo vessillo, l’ISM è stata artefice delle sciagurate spedizioni note come Freedom Flotilla.
Nell’Agosto 2008, diversi membri dell’ISM si sono incontrati con Ismail Haniyeh, il capo di Hamas a Gaza, ricevendo i ringraziamenti ufficiali di quest’ultimo per l’aiuto dato nella lotta contro “l’occupazione israeliana illegale della Palestina”. In realtà, gli aiuti portati nei giorni precedenti tramite le due navi approdate a Gaza erano inferiori a quelli che Israele passava agli abitanti della Striscia nel giro di un paio d’ore. Vale la pena ricordare che Ismail, pronunciandosi sull’uccisione di Bin Laden, ha detto “condanniamo l’omicidio di un guerriero santo dell’Islam”, e che i suoi tredici figli sono cresciuti grazie ai cospicui finanziamenti dell’UNRWA.
Nel corso della spedizione “Freedom Flotilla 2010”, a dare manforte all’ISM troviamo la Insani Yardim Vakfi (IHH), un gruppo turco fautore del governo di Hamas su tutta la Palestina. Sulle sei navi della flotilla sono presenti diverse personalità legate al terrorismo e all’antisemitismo, ma l’equipaggio di rifiuta di attraccare in Israele e procedere alla consegna via terra. Ne segue uno scontro fra forse israeliane e supporter del terrorismo, che si conclude con la morte di diversi membri della flotilla, che avevano aggredito i soldati israeliani con spranghe di ferro e armi da taglio.
Nel 2011, il “Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center” scrive dell’ISM:
“Il risultato di questo studio è che l’ISM non solo rifiuta le politiche Israeliane relative ai territori che definisce “occupati” (o “Apartheid di Israele in Palestina), ma la stessa esistenza di Israele come patria degli Ebrei. Un’analisi dei documenti interni e delle dichiarazioni rilasciate indica che l’ISM non supporta la soluzione dei “Due Stati per Due Popoli”, si oppone agli Accordi di Oslo, supporta le azioni armate dei Palestinesi (anche durante la Seconda Intifada, quando gli attentati suicida erano al loro massimo) e enfatizza l’attuazione del “Right of Return” dei rifugiati Palestinesi in Israele come mezzo per distruggere Israele come paese sionista e patria degli Ebrei”
Più di recente, nell’Aprile 2015, si è occupato della questione ISM anche il Washington Post, che ha ricostruito il supporto dato dall’organizzazione a un altro terrorista, Samer Issawi e riconfermato la propria definizione dell’ISM come organizzazione “pro-terrorist”. Anche un tribunale israeliano, al termine di un lunghissimo lavoro di indagine e ricerca, non può esimersi dal confermare che gli attivisti ISM hanno sempre dato “supporto economico, logistico e morale ai terroristi”
Ad oggi, i membri dell’ISM continuano a operare in Giudea e Samaria attraverso varie NGO, e hanno una buona base anche qui in Italia, dove portano avanti la loro attività di propaganda anche grazie all’ospitalità di diversi atenei. Solo un mese fa, due delle figure più importanti dell’ISM Italia hanno parlato all’Università di Torino.
Parliamo di Enrico Bartolomei e di Diana Carminati. Il primo, oltre a vantare un PhD presso l’università di Macerata, è affiliato da anni all’International Solidarety Movement (ISM). Tutti i suoi studi sono incentrati sulla Palestina, sulla nabka e sulla costruzione del falso storico per eccellenza: il genocidio del popolo palestinese (quello che, per inciso, è quadruplicato negli ultimi 40 anni). Anche tutti i suoi articoli per giornali e riviste riguardano quasi sempre La pulizia etnica della Palestina dal 1947 ai nostri giorni. I suoi scritti sono però di basso livello storico e ricchi di propaganda; citano massivamente Ilan Pappè e vi si trovano frasi come “Per convincere i palestinesi ad andarsene i sionisti compiono efferati massacri”. Nel 2009 ha pubblicato uno studio “La morte dell’Informazione: i media e il massacro di Gaza”, dove si mostra, come la maggior parte dei membri ISM, palesemente favorevole ad Hamas, chiedendo addirittura che sia l’organizzazione terroristica a governare sulla Cisgiordania:
“Per quale ragione i giornalisti del TG1 vorrebbero riportarla a Gaza? Al contrario, legalità e democrazia vorrebbero che anche la Cisgiordania venisse “riportata sotto il controllo” di Hamas, come stabilito durante le ultime elezioni.”
Sostenitore del BDS, nel 2010 ha curato la pubblicazione in Italia del volume “Pianificare l’oppressione. Le complicità dell’accademia israeliana”, che raccoglie saggi di Omar Barghouti (fondatore dl BDS) e di altri contestatori. Assieme a Diana Carminati, ha anche scritto il volumetto “Israele: Gaza e l’industria israeliana della violenza”, la cui quarta di copertina recita:
“La violenza contro i palestinesi è un continuum che oscilla tra un minimo quotidiano, a bassa intensità, con i suoi morti, i suoi feriti e le sue distruzioni, e le punte delle operazioni militari, veri e propri massacri, come Piombo Fuso o Margine Protettivo, con il risvolto voyeuristico di fronte allo spettacolo del dolore di un Occidente spesso complice.”
Diana Carminati, che ha smesso di insegnare all’Università di Torino nel 2004, è anche una delle maggiori promotrici del BDS in Italia, tanto da aver pubblicato anche un libro sull’argomento Boicottare Israele: una pratica non violenta, di recente ha tradotto anche in tedesco. Ha collaborato anche alla traduzione del volume spazzatura di Ilan Pappè, La pulizia etnica della Palestina, assieme ad altri membri della combriccola pro-palestina. La cosa preoccupante è che la Carminati sia stata osservatore internazionale a Gaza nel 2006, nonostante fosse già conclamata la sua avversione dei confronti di Israele!
In un’intervista alla Radio Iraniana in Italia (!) del 2009, troviamo la Carminati che difende a spada tratta Hamas e parla addirittura di ricatto anti-semita:
“Hamas è stato immediatamente boicottato, la maggior parte dei suoi parlamentari sono stati messi in carcere, e sono lì dentro tutt’ora per cui il parlamento funziona a metà e poi Lei mi ha chiesto perché l’Europa? Lasciamo stare quello che dicono il senso di colpa del passato della Shoa, lasciamo stare ricatti anti-semiti, ma tutta l’Europa ha una serie di accordi commerciali e ha degli interessi molteplici con Israele.”
e passa poi al delirio completo quando afferma:
“Israele ricatta l’Europa e molti altri paesi con le sue 200 testate nucleari che ha.”
Immaginare che il soggetti del genere non solo siano liberi di spargere odio e menzogne, ma di farlo dalla cattedra di prestigiosi atenei come quello torinese, è esplicativo di un clima culturale ormai degenerato. La testimonianza più deprimente è senza dubbio il ringraziamento che l’ISM fa al Rettore dell’Università di Torino per le sue parole nei confronti di chi chiedeva un contraddittorio:
“Un convegno non è un talk-show dove si offre una poltrona a ogni posizione politica.” Peccato non si trattasse di politica, ma di mera mistificazione storica.