Il dibattito sugli scopi principali e complementari del fare impresa affonda le proprie radici agli inizi del XX° secolo quando fare azienda equivaleva solo alla ricerca spasmodica del profitto.
Era un modo di fare affari sicuramente spregiudicato, figlio dell’ultra-liberismo e di un capitalismo industriale in fase embrionale che beneficiava della forte espansione dei mercati senza guardare ai costi sociali che si lasciava alle spalle. Un metodo che è cambiato grazie ad un mercato comporto da un consumatore sempre più responsabile e responsabilizzato e che attraverso la globalizzazione può svolgere un ruolo realmente migliorativo in certe aree del globo.
E quindi…
Lo ammetto, fino a questo punto il titolo sembra proprio stonare con il contenuto ma tranquilli, non è un errore ho voluto rievocare qualcosa di ormai lontano per parlarvi della svolta in favore della responsabilità sociale d’impresa inaugurata da Intel. Il rapporto tra il colosso dei processori ed Israele inizia nel 1974 da un gruppo di lavoro composto da cinque dipendenti che sono ormai diventati 10.000 ( a cui si aggiunge l’indotto) in larga misura rivolti alla ricerca ed allo sviluppo dell’eccellenza tecnologica. All’espansione dell’azienda, e delle sua attività correlate, è corrisposto anche un maggiore impegno sociale all’interno di Israele il cui sistema ha beneficiato di numerosi finanziamenti rivolti al sostegno di un ampio ventaglio di programmi del ministero dell’istruzione. Intel rappresenta prodotti di qualità ma anche reputazione e per essere all’avanguardia non basta fornire prodotti eccezionali, serve andare oltre.
Ricerca, sviluppo impegno sociale (globale)
Questa voglia di contribuire nell’ambiente sociale si rispecchia anche nella nuova campagna portata avanti da Intel la quale ha messo in pratica il suo impegno nel garantire il rispetto dei Diritti Umani in tutte le fasi della produzione. Partendo dalla nota dolente delle miniere congolesi. Intel ha deciso di porre un veto nei confronti dei fornitori che abusano della propria manodopera la quale è spesso vittima di mercenari e milizie senza scrupoli pronte a finanziarsi attraverso l’estrazione ed il commercio dei minerali utilizzati nel mondo dell’elettronica. Intel ha deciso di evitare che dietro alla sua eccellenza e dietro ai sorrisi dei clienti soddisfatti possano nascondersi storie di sofferenza ed ha deciso di commercializzare, dopo diversi studi di fattibilità, i primi processori “conflict free” ovvero liberi dai conflitti. L’attenzione è stata quindi puntata proprio sul continente africano dilaniato da conflitti ed in particolare sulla situazione del Congo, Intel ha replicato il suo impegno per le “buone cause” applicato in Israele estendendolo alla sua rete di fornitori. Allo stato attuale Intel può vantare oltre 300 miniere “conflict free” nel Congo e questi numeri saranno, probabilmente, destinati a crescere data la capacità di influenzare la concorrenza in una buona pratica che non lascia dubbi ai consumatori i quali sono sempre più attenti alla genesi dei beni che acquistano.
Come detto all’inizio Israele è diventato la punta di diamante del “mondo Intel” dimostrandosi un paese sempre più all’avanguardia e proteso verso uno sviluppo sostenibile a 360°. Responsabilità e trasparenza sono i contorni del percorso di crescita e sviluppo inaugurato da Intel tramite un sistema attento a non alimentare iniquità per il proprio tornaconto e che per rendere informato l’utente mette tutto nero su bianco.