Nel mondo dei mass media italiani un ruolo fondamentale è svolto dai talk-show. Ognuno dei principali canali televisivi inserisce il suo programma di punta in prima o seconda serata e l’argomento, di volta in volta, è centrato su fatti accaduti nei giorni precedenti o su temi di particolare importanza per l’opinione pubblica italiana. Il terrorismo internazionale o la guerra nei paesi del Medio Oriente hanno una forte attrattiva per gli spettatori e ciò permette ai vari politici e opinion-makers di farsi pubblicità o di avere una potente cassa di risonanza per certi concetti che vogliono esprimere.
Tutto questo però non va a vantaggio di chi vorrebbe informarsi in quanto ciò che gli viene propinato non sempre è esatto e obiettivo. Durante i 3 giorni di terrore a Parigi alcuni personaggi noti in tv hanno avuto l’occasione di presentare al pubblico una definizione di terrorismo che chiaramente non aderisce alla realtà. Non volendo mettere alla berlina nessuno per le proprie idee (anche perchè Progetto Dreyfus da sempre si rifiuta di accettare liste di proscrizione) passiamo in rassegna alcuni concetti, sentiti nei talk show e relativi all’ultimo sanguinoso attacco all’occidente, su cui c’è bisogno di fare chiarezza.
Terrorismo Islamico
Certe cose bisogna chiamarle con il loro nome. Non per puntare l’indice verso gruppi politici o religiosi facendo di tutta l’erba un fascio ma per fornire giuste informazioni a chi le sta cercando. Non si può parlare di generico “attentato” quando chi lo commette grida Allah è grande. Non voler prendere in considerazione il fatto che una parte dell’Islam è intollerante nei confronti dell’occidente è un pensiero pericoloso: gli attentati a Charlie Hebdo e al supermarket kosher a Parigi arrivano dopo un mese di aggressioni nelle città francesi da parte di cittadini musulmani che erano stati definiti “dei singoli squilibrati”, cosa che ha distolto lo sguardo dell’opinione pubblica da un problema concreto. Non aver voluto affrontare il problema con la giustizia, con la politica e con tutti gli altri strumenti che lo Stato di diritto ci concede è una responsabilità che tutta la società francese deve prendersi e noi italiani non dobbiamo commettere lo stesso errore prima che sia troppo tardi.
Jihadismo, Capitalismo e Colonialismo
Molti commentatori, soprattutto appartenenti a certe categorie politiche, ripetono spesso che la causa degli attentati vada ricercata nella storia delle guerre portate avanti dai paesi occidentali in Medio Oriente. Le guerre non sono mai giuste e probabilmente gli interventi americani in Afghanistan e Iraq hanno peggiorato le cose ma non possono certamente essere inquadrati come atti di colonialismo di stampo ottocentesco: alla fine le truppe sono state ritirate e nessuno sfruttamento sulla terra irachena è stato condotto dalle amministrazioni dei paesi che hanno partecipato alle Coalizioni Internazionali. Oltre a ricordare a queste persone che la guerra fredda è terminata da almeno una ventina d’anni rendendo l’ideologia antiamericana anacronistica, è importante segnalare che attentati del genere non sono rivolti alle forze militari ma a bersagli civili che poco hanno a che fare con i conflitti. C’è poi la possibilità che ad essere uccise siano persone che magari erano contrarie agli interventi in Medio Oriente e questo rende ancor più tragica la questione. Così come è sbagliata l’idea di legare il terrorismo di matrice islamica al capitalismo: le rivendicazioni non sono mai economiche ma religiose e/o sociali, la disperazione che colpisce i giovani immigrati e che li porta spesso a radicalizzarsi è certamente legata anche alla disoccupazione dilagante in Europa ma è prima di tutto un problema culturale di chi, per sua volontà o no, stenta ad integrarsi nella nazione ospitante ed è portato da alcuni predicatori religiosi a “combattere gli infedeli”.
Tolosa
Per chi stenta a credere che l’informazione italiana sia poco sensibile nei confronti della religione ebraica, l’attentato di Tolosa alla scuola ebraica Ozar Hatorah del 2012 fornisce un chiaro esempio di cosa voglia dire mistificazione da parte dei mass media. Negli ultimi giorni l’evento è stato citato più volte ma quasi sempre è stato commesso lo stesso errore: nonostante la storia ci racconti che a morire siano stati 3 soldati francesi e 4 civili ebrei (di cui 3 bambini tra i 3 e gli 8 anni), soltanto i primi vengono citati nei recenti talk-show. Per carità non che gli ebrei abbiano un’importanza maggiore dei soldati ma farli scomparire dalle cronache così ci sembra un errore fatto in malafede. Sembrerebbe una cosa di poco conto ma c’è una notevole differenza tra militari pagati, e consapevoli dei rischi, e ragazzini in attesa di entrare a scuola.
Terrorismo e la questione Gaza
Probabilmente in questo caso si tratta di parole pronunciate esclusivamente a fini populistici ma… che diamine c’entrano gli israeliani e i presunti crimini di guerra con Charlie Hebdo? Quale sarebbe la connessione logica tra un bombardamento a Gaza e un attacco su suolo europeo contro cittadini francesi (il cui Stato ha peraltro appena approvato il riconoscimento della Palestina)? In realtà una connessione c’è ma si tratta di un altro paio di maniche rispetto a ciò che alcuni vogliono far passare. Il terrorismo jihadista affonda le sue radici nel terrorismo palestinese degli anni 70-80 quando i commando di Settembre Nero e del Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina colpivano aeroporti e linee aeree israeliane e dei suoi alleati. Nel 1979 è un palestinese di nome Fathi Shaqaqi a teorizzare per la prima volta il significato di jihad come martirio permettendo al terrorismo di fare quel salto di qualità che per molti anni ha terrorizzato non solo Israele ma tutto l’occidente. Senza questa “operazione teologico-accademica” i kamikaze, le autobomba e,soprattutto, l’attentato dell’11 Settembre 2001 non si sarebbero mai verificati.
Le comunità musulmane europee si dissociano
Forse il punto più controverso ma di vitale importanza per qualsiasi discussione sul terrorismo islamico. Dissociarsi dal terrorismo religioso, dalle organizzazioni terroristiche come Al Qaeda, Hezbollah e Hamas e dalle barbarie commesse dallo Stato Islamico non solo non è abbastanza ma è a mio avviso sbagliato. Da ebreo non ho mai detto mi dissocio dal gruppo di persone che questa estate hanno bruciato vivo un ragazzino palestinese di 17 anni nei pressi di Gerusalemme. Non ho mai detto quelli non sono ebrei o non fanno parte del popolo ebraico. Purtroppo i dementi sono equamente divisi in tutte le fedi e allontanarli a parole dalla comunità religiosa non cambia la realtà dei fatti. Per una discussione seria e sana bisogna che tutti si prendano le proprie responsabilità e ammettano la presenza del problema, non mostrarlo come un evento marginale, sopratutto quando i morti in nome della religione cominciano ad essere veramente troppi. Gli attentatori di Parigi gridavano “abbiamo vendicato il profeta Maometto!”, sulla bandiera dello Stato Islamico c’è scritto “Non c’è altro Dio all’infuori di Allah”, le comunità islamiche in giro per il mondo non possono dire che questo non è Islam. Tutto il mondo deve sapere che il messaggio del Corano è un messaggio di pace e che quella che fanno i terroristi è un interpretazione sbagliata del concetto di jihad ma dissociarsi e mettere solo idealmente fuori dalla porta i propagatori di odio non è più abbastanza, è tempo che il mondo musulmano si impegni attivamente per risolvere il problema anche dall’interno.