In prossimità di Pesach e con l’incipiente primavera si comincia a fare pulizia in casa. Nikki Haley, l’ex governatrice della Carolina di origine sikh eletta ambasciatrice all’ONU al posto di Samantha Powers, la pulizia ha cominciato a farla anticipatamente. E ha cominciato a farla proprio all’ONU. Lo ha ricordato al recente incontro annuale dell’AIPAC tenutosi lunedì scorso a Washington. Salutata da una scrosciante standing ovation, la Haley si è limitata a sottolineare alcune delle recenti azioni che hanno contrassegnato il suo esordio al Palazzo di Vetro. Lo ha fatto come è nel suo stile, sorridente e pragmatico.
Ha raccontato del suo stupore quando, una volta assunta la sua funzione, ha iniziato a rendersi conto di quale fosse l’atmosfera. Sì, certo, aveva sentito parlare del pregiudizio anti-israeliano dell’istituzione. Forse le era giunto all’orecchio che secondo l’ONU, Israele deterrebbe il record di “crimini contro l’umanità”. E magari, informandosi, si sarà un po’ stupita nel constatare che dal 1969 al 1972 il ritmo delle risoluzioni contro Israele è stato di quattro all’anno, per passare dal 1973 al 1978 a sedici e nel 1982 a quarantaquattro. Forse ha anche appreso che, nel 1975, quando gli stati arabi in combutta con l’Unione Sovietica e quelli non allineati cercarono di fare espellere Israele, non riuscendoci, ripiegarono sulla infamante Risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo.
Forse sì, forse no. Ma è indubbio che la sorridente Haley si è trovata improvvisamente catapultata in una realtà parallela, un mondo a parte dentro al quale Israele è il cattivo per antonomasia.
“Sapevo che dicevano che le cose erano pessime, ma fino a quando non le ascolti e non le vedi, non sei in grado di capire quanto la cosa sia ridicola”.
Sì, ridicola e surreale. Ascoltare un delegato dopo l’altro bastonare Israele, quando nessuna rimostranza veniva rivolta agli stati canaglia, alle teocrazie, e ai regimi genocidari del Medioriente, le ha fatto uno strano effetto. Un po’ come quello provato da Alice durante il tè del Cappellaio Matto.
La dichiarazione che la Haley fece dopo la sua prima riunione al Consiglio per la Sicurezza fu emblematica:
“Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrebbe discutere su come mantenere la pace internazionale e la sicurezza, ma nel nostro meeting sul Medioriente la discussione non è stata sull’incremento di missili di Hezbollah in Libano, non è stata sul quantitativo di denaro e armi che l’Iran fornisce ai terroristi, non è stato sul modo in cui è possibile sconfiggere l’Isis, non è stato su come portare in giudizio Bashar Al Assad per il massacro di centinaia di civili. No. Il fulcro dell’incontro è stato di concentrarsi su Israele, l’unica vera democrazia in Medioriente”.
Ebbene, davanti alla platea dell’AIPAC, la nuova ambasciatrice ha dichiarato che tutto questo non potrà più continuare. Non con lei come ambasciatrice, non con l’Amministrazione Trump. “I giorni in cui Israele viene preso a bastonate sono terminati”.
Il cambiamento di rotta si è iniziato a sentire subito:
“Quando hanno cercato di collocare un palestinese (l’ex primo ministro dell’Autorità Palestines, Salam Fayyad, n.d.a ) in una delle posizioni più prestigiose mai assegnate dall’ONU abbiamo detto di no. Questo non significa che non fosse una persona apposto o fosse antiamericano. Significa che fintanto che l’Autorità Palestinese non si presenta al tavolo dei negoziati, fintanto che l’ONU non dà i segnali che dovrebbe dare, non ci saranno più omaggi nei suoi confronti”.
“Allora ci hanno messo ancora alla prova. Ed è venuto fuori questo ridicolo rapporto, il rapporto Falk. Non so chi sia questo tizio, ma ha dei seri problemi. Paragonare Israele a uno stato dove si pratica l’apartheid?…La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di chiamare il Segretario Generale e dirgli, ‘Questo documento è completamente ridicolo. Va ritirato’. Il Segretario Generale lo ha fatto ritirare immediatamente e chi lo aveva presentato ha dato le dimissioni”.
Sembra appartenere a un’altra epoca l’astensione degli USA alla Risoluzione 2334 del dicembre scorso, il putrido cadeau che l’Amministrazione Obama ha lasciato allo Stato ebraico. “Non accadrà più”, ha promesso l’ambasciatrice ONU scelta da Donald Trump. E possiamo crederle sulla parola. “A chiunque dica che alle Nazioni Unite non si può cambiare niente, è bene che sappiano che in città c’è un nuovo sceriffo”.
Sì, se ne sono e ce ne siamo accorti.