Mentre Israele subisce una nuova ondata di terrore, caratterizzata da quelli che potrebbero definirsi “accoltellamenti suicidi” da parte di palestinesi in tutta Israele e West Bank, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha convocato una conferenza stampa Giovedì notte per cercare di rassicurare un pubblico sempre più preoccupato.
Bibi non ha annunciato una serie di nuove misure ma, insieme ai suoi capi della sicurezza ha sottolineato alcuni temi centrali che sembrano mostrare Israele come pronto a intraprendere una guerra.
1 Ciò che sta succedendo è parte di una battaglia senza fine contro chi vuole ucciderci: Israele sta combattendo il terrorismo dal momento della nascita del sogno sionista, ha detto Netanyahu all’inizio della sua conferenza stampa. “Oggi stiamo affrontando terroristi che vengono incitati contro di noi e che sono colmi d’odio.” E Israele, ha promesso, prevarrà anche in questa lotta. (Successivamente il Ministro della Sicurezza Erdan ha aggiunto che metà delle centinaia di palestinesi arrestati per terrorismo sono minori, centinaia di giovani menti incitate alla violenza.)
2 Sono il migliore per questo lavoro: riunendo quello che potrebbe definirsi una specie di consiglio di guerra – effettuando la conferenza insieme a due Ministri chiave e a due capi della sicurezza – Netanyahu vuole sottolineare che se non si tratta di una guerra sarà almeno un’altra grave e prolungata battaglia. Una conferenza stampa del genere non veniva convocata dall’ultima guerra a Gaza contro Hamas la scorsa estate. Il messaggio che è stato recapitato nelle case degli israeliani è che del suo team ci si può fidare quando si tratta di battere i terroristi e che dei suoi avversari politici – con le loro dichiarazioni irresponsabili sia a destra che a sinistra – invece no.
3 Gli israeliani sono coraggiosi e resilienti: Netanyahu si è preoccupato di lodare gli atti di eroismo dei soldati, poliziotti e cittadini ordinari che sono intervenuti per sventare gli attacchi degli ultimi giorni. “Abbiamo un pessimo vicinato,” ha ammesso, “viviamo in Medio Oriente e le fiamme dell’estremismo ci hanno raggiunto” ha aggiunto seccamente. Nonostante questo si è detto orgoglioso di far parte di una nazione con tale coraggio e determinazione.
4 Mahmoud Abbas è parte del problema ma potrebbe essere anche parte della soluzione: Hamas, Abbas, l’Autorità Nazionale Palestinese e i movimenti islamici hanno tutti cinicamente incitato il terrorismo disseminando la bugia che Israele intende cambiare lo status quo per il Monte del Tempio, ha accusato il Primo Ministro. Si è preso la briga di sottolineare che questo non è il caso – in altre parole non ha intenzione di permettere agli ebrei di pregare in quel sito o di ampliare l’accesso per gli ebrei. Per cercare di calmare la situazione ora ha persino deciso di vietare l’accesso ai membri della Knesset sia ebrei che musulmani. Netanyahu è stato però attento a non mettere Abbas completamente nel campo dei nemici: “spero di vedere un cambiamento nelle parole e azioni di Abbas nei prossimi giorni anche se non sono sicuro.” Inoltre ha insistito di essere pronto più che mai a riprendere i negoziati – senza precondizioni ma anche, ovviamente, senza rinunciare ad aspetti chiave per Israele. Netanyahu ha indicato significativamente che con una situazione ulteriormente fuori controllo nei territori l’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe trovarsi spazzata via dall’ondata di violento estremismo.
5 Non è la stessa guerra al terrore di 15 anni fa: Netanyahu e il Ministro della Difesa Moshe Ya’alon si sono mostrati decisi nell’affermare che quella in corso è un’incarnazione meno devastante della guerra terroristica che è stata la Seconda Intifada. Netanyahu ha chiarito che non sigillerà la West Bank come ha suggerito il leader dell’opposizione Isaac Herzog. Ya’alon ha affermato che Israele è in offensiva nella West Bank fin dall’Operazione Defensive Shield del 2002, quando l’infrastruttura dietro l’assalto degli attentatori suicidi fu smantellata, e che l’uso di coltelli, pietre e molotov è una conseguenza dell’impossibilità per i terroristi di orchestrare tentativi di omicidio più ampi. Se fosse necessario l’IDF userebbe una forza distruttrice, ha affermato il Ministro della Difesa. Ma per come stanno le cose ciò di cui si ha bisogno è una buona intelligence, operazioni su scala ridotta e una grande sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
6 Gli israeliani non devono farsi giustizia da soli: Il capo della polizia Bentzi Sau ha emesso un brutale avvertimento nei confronti degli israeliani di non iniziare ad attaccare per vendetta palestinesi o arabi israeliani. Più volte negli ultimi giorni i civili israeliani non solo hanno contribuito a fermare gli accoltellamenti ma hanno anche tutelato gli assalitori disarmati dal linciaggio da parte di altri civili fino all’arrivo della polizia.
7 La sicurezza ha la precedenza sugli insediamenti: E’ stato il buon senso, ha affermato Netanyahu, a farlo scegliere di non alienarsi ulteriormente parte della comunità internazionale annunciando nuove costruzioni di insediamenti come molti suoi colleghi della destra avevano chiesto. Si è detto deciso a mantenere il più ampio ampio sostegno esterno per le misure che hanno incluso l’invio di truppe in città controllate dall’ANP e le nuove regole di ingaggio. Nessuno può insegnargli il valore degli insediamenti, ha dichiarato, ma il suo impegno principale è quello di garantire la sicurezza dei cittadini israeliani. “E’ stato il buon senso a dettare questo corso pragmatico” ha ripetuto. Buon senso o no questo segna l’abbandono dalle vecchie logiche di confronto, quelle che vedevano Netanyahu rispondere agli attacchi terroristici con l’approvazione di nuovi insediamenti in West Bank.
8 Una coalizione più ampia: Alla domanda su un governo più grande che comprenda il partito di centro sinistra Unione Sionista di Isaac Herzog Netanyahu si è mostrato accogliente. I terroristi non distinguono fra destra e sinistra israeliana e un sacco di argomenti che dividono l’opinione pubblica israeliana sono inutili, ha affermato il Primo Ministro. E’ lui l’uomo in carica, e questo Netanyahu lo ha manifestato chiaramente, ma ha detto “voglio una grande coalizione e un popolo unito.”
Articolo pubblicato sul Times of Israel da David Horowitz e tradotto dalla redazione di Progetto Dreyfus.