Scenari mediorientali e il fenomeno Daesh. È stato questo il titolo dell’incontro organizzato da Rai, Progetto Dreyfus e Capitale Roma, un’occasione per fermarsi a riflettere sulle dinamiche legate allo Stato Islamico che a tratti in Occidente si percepiscono così vicine eppur così lontane dalle realtà quotidiane. Così tanto è già stato detto su questa organizzazione del terrore, che per non rischiare di cader nel banale sono stati scelti tre fra i più alti profili in campo politico e giornalistico: Marco Minniti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Informazioni per la Sicurezza, Monica Maggioni, giornalista televisiva e reporter di guerra e Carlo Panella, giornalista e scrittore.
Ognuno ha posto l’argomento in una prospettiva differente, contestualizzando il fenomeno a livello geopolitico, ma anche affrontando il discorso secondo i rischi tangibili che vivono le popolazioni arabe e che si potrebbero incontrare anche in Europa. I giornalisti Panella e Maggioni non sempre si son trovati d’accordo nell’analizzare le caratteristiche e i movimenti dello Stato Islamico, ma unanime è stato l’ammonimento verso il pubblico e forse anche verso qualche collega: se ne può discutere e ci si può confrontare con opinioni diverse, a patto che l’interlocutore sappia di cosa si stia parlando. Quello dell’Isis è infatti il tema di politica estera maggiormente affrontato in questi mesi, ma del quale si sono dette le maggiori inesattezze. Una di queste è il perché gli uomini di Daesh hanno costruito una macchina comunicativa così complessa e così virale: non tanto per terrorizzare l’Occidente, sostengono gli esperti, ma per reclutare combattenti, per propagandare la Sharia, per catturare l’attenzione dei giovani musulmani e convincerli che quella è la loro missione.
E soltanto realizzando questo concetto, ha tenuto a sottolineare Monica Maggioni, è possibile comprendere anche la decisione di RaiNews non di censurare completamente le immagini provenienti dai tagliagole di Is, ma di fare in modo di smontare ciò che viene costruito attraverso la loro macchina della propaganda, per trasmettere al pubblico italiano un’informazione più snella, che ponga l’accento sulla brutalità e sulla disumanità di Daesh, senza fomentare possibili foreign fighters e senza rendere il terrorismo qualcosa di affascinante.
Sulla stessa linea si è trovato Carlo Panella, che ha ricordato che il disegno dell’Is non è qualcosa legato alla politica o al territorio, ma nientemeno che un modo per tornare alla Sharia, un modo per destare le menti dei musulmani e convincerli a tornare alle leggi del Corano, così come sono interpretate dall’Islam più radicale. Ne consegue, conviene anche Marco Minniti, che il primo obiettivo di Daesh non è l’Occidente, ma lo stesso mondo islamico, quello che non si piega alla legge islamica nuda e cruda. Perché allora così tante vittime provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti, da paesi non arabi? Per ottenere la più ampia copertura mediatica possibile.
Queste riflessioni e molti altri approfondimenti si possono ritrovare nei due libri presentati ieri per l’occasione: “Il libro nero del Califfato” di Carlo Panella e “Terrore Mediatico” di Monica Maggioni. Due libri così diversi da completarsi, per chi vuole davvero vederci più chiaro su cosa stia realmente accadendo anche a non molti chilometri dalle coste Italiane.
Per riascoltare il confronto: https://www.youtube.com/watch?v=I0wb42tEi_Y&feature=youtu.be