Finché il confine Nord resta tranquillo Israele ha inverosimilmente un certo interesse a mantenere in piedi il regime siriano di Bashar al-Assad. Un dittatore debole che si sforza di mantenere la situazione sotto controllo è sicuramente meno spaventoso dello Stato Islamico che semina il terrore in Siria e Iraq. In fondo non c’è nulla di male a pensare che IDF preferisca a Damasco qualcuno che giochi secondo le regole ai tagliagole assetati di sangue.
Questo pensiero sarebbe valido se Hezbollah non avesse approfittato del caos per infiltrare i suoi uomini al confine fra Siria e Israele spaventando la popolazione civile del Nord. Se domani cadesse il regime di Assad probabilmente verrebbe meno la minaccia portata dall’esercito siriano ma non quella dell’organizzazione terroristica libanese. Ne è una prova il fatto che nonostante la relativa calma sul Golan le milizie sciite hanno sfruttato l’occasione per rinforzare il proprio arsenale al confine con Israele presentandosi come un pericolo molto più grande rispetto a quello rappresentato da Hamas nella Striscia di Gaza.
Assad è al potere solo temporaneamente e nel momento in cui cadrà e verrà sostituito dallo Stato Islamico Israele potrà contare sull’aiuto della Coalizione Internazionale impegnata a bombardarlo ogni giorno. A quel punto cesserebbe anche la questione territoriale del Golan che rimarrebbe saldamente nelle mani israeliane senza più la Siria a rivendicarlo. Questo non vuol dire che Israele stia spianando la strada allo Stato Islamico ma che al momento è meglio non intervenire nella speranza che tutte le parti in gioco si indeboliscano a vicenda. E’ inoltre da tenere in considerazione gli sviluppi dell’accordo sul nucleare iraniano in quanto Hezbollah risponde direttamente agli ordini provenienti da Teheran che ha a disposizione risorse molto più grandi dello Stato Islamico. Per dirla come Netanyahu “il nemico del mio nemico… è mio nemico.”