La guerra degli arabi per distruggere la presenza ebraica in Israele ha ormai più di cent’anni. I primi pogrom contro l’yishuv, il pacifico insediamento ebraico, risalgono al 1921. Questa lunghissima impresa di odio e distruzione può essere raccontata per fasi: prima i pogrom, poi le guerre degli eserciti dei paesi arabi, le incursioni sanguinose dei “fedayn” durante la guerra d’attrito, i dirottamenti internazionali, gli attentati suicidi, le “spallate” o “intifade”, i missili e i tunnel di Gaza, la “resistenza popolare” dei coltelli dei sassi, delle molotov e degli investimenti automobilistici: nuovi trucchi, nuove armi, nuove tattiche di morte. Se un decimo di questa creatività fosse stata impiegata in scopi produttivi, ora gli arabi sarebbero più prosperi degli europei.
In questi ultimi giorni è arrivata notizia di una nuova tattica per “lottare” contro Israele. Viene dal Libano, paese totalmente rovinato dalla presenza di Hezbollah, una milizia asservita agli interessi dell’Iran e del tutto indifferente alla vita di un paese che che da sei mesi e una ventina di votazioni non riesce a eleggere il presidente della repubblica, che ha un’inflazione del 162% all’anno, il cui porto principale è stato devastato da un’esplosione dei depositi di armi di Hezbollah che rifiuta di farsi giudicare per questo, dove molte volte al mese dei clienti disperati cercano di rapinare una banca per ritirare i loro depositi bloccati, dove ci sarebbe un contingente dell’Onu per far rispettare gli accordi armistiziali con Israele, ma queste truppe internazionali vengono continuamente molestate, rapinate, sequestrate, perfino uccise (e non reagiscono).
Il piano di Hezbollah è invadere Israele dal nord, conquistare d’impeto le colline della Galilea e poi dilagare verso Haifa e la pianura costiera. Per questo avevano costruito per esempio (altra innovazione della guerra infinita) dei tunnel sotto il confine fra Israele e Libano, che sono stati scoperti e distrutti più o meno tre anni fa; per questo provano ogni tanto a inviare droni e razzi e piccoli contingenti di esploratori per vedere se vi sono dei punti di debolezza. Ma l’esercito israeliano fa buona guardia e l’aviazione distrugge per quel che può i continui rifornimenti che arrivano dall’Iran.
L’ultima invenzione è questa: sul confine non si vedono più i miliziani di Hezbollah con divise e bandiere come in passato a far mostra del loro potere terrorista. O meglio ce n’è ancora, ma non nei luoghi più esposti, in cui la loro presenza violerebbe in maniera troppo clamorosa i termini del cessate il fuoco. Nei villaggi che usano come fortificazioni e depositi di razzi si mimetizzano da contadini. Nei luoghi in cui questo è possibile si travestono da soldati delle Forze Armate Libanesi finanziate e armate dagli Stati Uniti, o magari lo sono per davvero: buona parte di ciò che resta in piedi nella disastrata Repubblica del Libano, incluso l’Esercito, è in mano a Hezbollah.
Ma non basta. Gli ingegnosi terroristi si sono inventati un nuovo travestimento assai politicamente corretto: sono diventati militanti di una nuova organizzazione non governativa e anche di una dall’aria particolarmente virtuosa e innocua, perché ecologista. Non fanno attentati, custodiscono la natura, non mirano coi fucili alla vita degli ebrei, ma contemplano gli animali. Hanno un nome che più buono non si può, si chiamano “Green Without Borders”, cioè “Verdi senza frontiere”, negano ovviamente di essere Hezbollah, perlustrano la natura in località particolarmente sensibili, ogni tanto in ossequio al loro nome si trovano ad attraversare il confine, naturalmente senza volere, per puro caso. Soprattutto hanno eretto e decorato col loro bel logo (un sole giallo su cui si profilano degli alberelli verdi e ben incurvati) una decina di alte torri di osservazione proprio ai bordi della frontiera con Israele, dove gli accordi proibiscono istallazioni militari, ma si gode un’ottima vista sulle istallazioni difensive di Israele. E naturalmente li usano per osservare con potenti mezzi di osservazione la natura… soprattutto dalla parte israeliana. Chi oserebbe sparare contro delle innocue spie ecologiste?
Le innovazioni nella lunga guerra contro Israele difficilmente spariscono del tutto. Ancora qualche giorno fa nel territorio amministrato dall’Autorità Palestinese un’errore tecnico dei fabbricanti ha fatto esplodere un’autobomba in attesa di essere inviata contro un obiettivo israeliano – uno strumento terrorista che sembrava passato di moda da temo e che speriamo di non vedere più in azione. E però i trucchetti come il travestimento da organizzazione ecologista perdono efficacia appena smascherati. E’ possibile che dei “verdi senza frontiere” libanesi non sentiremo più parlare. Anche perché dei verdi veri dovrebbero soprattutto indignarsi per l’usa militare della natura da parte dei terroristi. Ma la loro storia ha un senso. Perché mostra che Hezbollah continua ad essere un pericolo, a cercare ogni trucco per realizzare il suo sogno. Che è lo stesso dei nazisti: uccidere tutti gli ebrei.