Hasbarà. Fare (contro)informazione su Israele, o come si usa dire in ebraico “hasbarà” è necessario: la sproporzione delle voci sui media a sfavore dello stato ebraico è impressionante, in Italia come nel resto dei paesi occidentali. Le notizie che riguardano Israele vengono censurate, invertite nell’ordine delle cause e degli effetti, deformate per dare un’impressione dello Stato ebraico come un luogo violento, inumano, imperialista,. colonialista: tutto il contrario della verità. Sono pochissimi i giornali che si sottraggono al diluvio obbligatorio delle fake news antisraeliane e in sostanza antisemite.
Fare (contro)informazione su Israele è facile. Le notizie in rete ci sono, non occorre andarsele a cercare direttamente sul terreno. La rete contiene i dati, i fatti, le diverse versioni delle storie. Tutto quel che non è strettamente segreto si trova. Basta avere la pazienza di cercare, risalire alle fonti, non arrestarsi alle voci di seconda e terza mano dei media, non tacere sugli episodi che la stampa politically correct censura perché dimostrano le ragioni di Israele e i torti dei movimenti palestinisti e del principare aggressore oggi presente in Medio Oriente, l’Iran.
Fare (contro)informazione su Israele non basta. Occorre analizzare i dati, leggere le tendenze, decifrare il quadro di una regione dove sistematicamente gli attori politici e militari non fanno quel che dicono e non dicono quel che fanno. Bisogna avere memoria storica, non arrendersi alle pretese talora arroganti talora lacrimevoli di chi si presenta come conquistatore o vittima. Occorre interpretare le “grandi strategie” dei soggetti politici che agiscono su questa base (come la Russia, la Cina e l’America, ma anche l’Iran e Israele) e i pregiudizi di chi si muove sulla base di riflessi ideologici (come l’Europa). Non bisogna farsi ingannare dall’adulazione pubblica (per esempio quella che condusse al premio Nobel preventivo di un personaggio sprovveduto e dannosissimo come Obama) né dalla pubblica esecrazione, come quella che circonda Donald Trump, selvaggiamente attaccato da politici e media, anche sta svolgendo egregiamente il suo lavoro ed è certamente il miglior presidente degli Stati Uniti da Reagan in qua.
Questo è il lavoro che svolgo da una decina d’anni in maniera quasi quotidiana. Non sono uno storico né un giornalista professionista, ma studio da una vita la comunicazione e in particolare quella sul Medio Oriente. Grazie all’invito della redazione di Progetto Dreyfus ho deciso di trasferire qui queste mie (contro)informazioni ed analisi da quando non posso più sentirmi in sintonia col sito dove le svolgevo prima. Spero di contribuire con efficacia al lavoro di un progetto di informazione su Israele, il sionismo, l’ebraismo, i problemi europei che condivido di cuore.