Hamas, il Male che celebra sé stesso

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David Spagnoletto
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Hamas, il Male che celebra sé stesso

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Il Male che celebra sé stesso, il culto della morte e il conseguente disprezzo per la vita.

Sono giorni di dolore e tristezza per chi non riesce a rimanere indifferente davanti ai macabri spettacoli che Hamas e le altre sigle del terrore di Gaza stanno organizzando a ogni liberazione di ostaggi o come nel caso di ieri della restituzione delle bare con i morti all’interno.

In ciascun rilascio, il terrorismo arabo-palestinese aggiunge un tassello, un qualcosa in più rispetto al precedente, tanto da far pensare a una regia con obiettivi e messaggi precisi.

I gadget, le strette di mano con i membri di una Croce rossa incapace di rispettare il proprio ruolo, le scritte sulle bare di ieri “7 ottobre giorno dell’arresto”. Un pacchetto di comunicazioni che sembra non essere causale, ma studiate a tavolino.

Il terrorismo arabo-palestinese che si sta occupando dei rilasci vuole che si parli di sé, di quel male che legittima la propria causa uccidendo un bambino che oggi avrebbe avuto due anni.

Questa prima parte dell’articolo è stata scritta ieri sera, quella che segue è stata cambiata dopo le nuove agghiaccianti informazioni arrivate nelle ultime ore.

Rimanere lucidi sta diventando un esercizio che va oltre le possibilità. La notizia dell’“errore” di Hamas nella restituzione del corpo di Shiri Bibas è un colpo al cuore che il mondo civile non meritava.

La guida della mattanza del 7 ottobre ha chiesto a Israele di rimandare indietro il corpo della donna palestinese messa nella bara al posto di quello della signora Bibas.

Ma allora dov’è il corpo di Shiri?

Non lo sappiamo, ma siamo perfettamente a conoscenza delle bugie di Hamas sulla morte di Ariel e Kfir Bibas.

Ieri i terroristi avevano incolpato Israele e il suo premier per la tragica fine dei due bambini e l’hanno ribadito oggi, nonostante le evidenze scientifiche li sconfessino. 

L’Istituto forense israeliano e le informazioni di intelligence ottenute da Israele hanno rivelato che Ariel e Kfir Bibas sono stati “brutalmente assassinati” circa “un mese dopo essere stati rapiti” dal kibbutz di Nir Oz.

Il portavoce dell’IDF Daniel Hagari ha detto che i bambini non sono stati assassinati con armi da fuoco ma con le mani, e, dopo la loro morte, sono stati commessi atti terribili per nascondere quanto accaduto loro.

Secondo Hagari, Yarden Bibas ha chiesto che “il mondo intero sappia e rimanga scioccato del modo in cui i suoi figli sono stati assassinati”.

Chi vi scrive lo sta facendo con un bambino di poco più di un anno accanto. Sta dormendo, fortunatamente ignaro di quanto appena scritto dal padre.

Ignaro della sofferenza di suo padre costretto a riportare l’indicibile dolore di un altro padre, che ieri ha visto la sua vita cambiare per sempre.

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