Hamas e il suo copione della morte. Prima dell’inizio della manifestazione di ieri al confine tra Gaza e Israele, l’IDF ha provveduto a diffondere sull’enclave costiera migliaia di volantini scritti in arabo i quali avvisavano gli abitanti di tenersi lontani dalla barriera divisoria.
Nei volantini c’era scritto:
“Hamas sta cercando di nascondere i suoi molti fallimenti mettendo in pericolo lo vostre vite. Allo stesso tempo sta rubando i vostri soldi utilizzandoli per scavare i tunnel”.
Hamas paga i civili per partecipare, minacciando chi lo fa di collaborazionismo. Il suo scopo è sempre quello, sperare che ci siano quante più vittime possibili in modo da creare esecrazione internazionale contro Israele. E’ la loro tecnica consolidata.
Durante il pieno svolgimento dell’ultimo conflitto tra Israele e Hamas, su Al-Aqsa tv, il canele televisivo di Hamas, il 14 luglio 2014, un portavoce del gruppo rivolgeva questo invito alla popolazione:
“Ci appelliamo al nostro popolo palestinese, particolarmente ai residenti della parte nord occidentale di Gaza a non ubbidire a ciò che è scritto negli opuscoli distribuiti dall’armat d’occupazione israeliana. Ci appelliamo a loro perché restino nelle loro abitazioni e ignorino le richieste di andarsene, per quanto grave possa essere il rischio” .
Comunicato ribadito il giorno successivo dal portavoce del Ministero degli Interni di Hamas sulla sua pagina Facebook:
“[Israele] ha inviato decine di migliaia di messaggi vocali sui telefoni dei cittadini…chiedendogli di evacuare le loro case a una certa ora…Non c’è alcun motivo di prenderli in considerazione e per nessuna ragione bisogna prestare loro attenzione” .
Questo è Hamas. Sa che può contare su i mass media occidentali, sul loro appoggio, sulla presentazione dei morti come vittime della violenza israeliana, della risposta “sproporzionata di Israele”. Il copione è fisso, rigido, inappuntabile. E infallibilmente viene recepito e propagandato solertemente da tutte le agenzie propalestiniste europee.
Dunque, i civili che sono morti, quelli che moriranno (e tra di loro sono numerosi i guerriglieri jihadisti che li usano come copertura per cercare di introdursi armati in Israele), sono carne da macello e ottima propaganda atta a fomentare odio.
L’articolo 8 della Carta di Hamas compendia in estrema sintesi la filosofia del gruppo a cui il militante dovrebbe ottemperare “Allah è l’obbiettivo, il profeta è il suo modello, il Corano la sua costituzione: il jihad è la sua strada e la morte per l’amore di Allah è il più nobile dei suoi desideri”.
E’ questa glorificazione della morte, questo sovrano disprezzo per la vita, il cuore nero di questa formazione integralista che dal 2007 tiene sotto scacco Gaza e che in questi giorni sprona la sua popolazione a immolarsi davanti alla barriera di confine.