Hamas ha arrestato un gruppo di attivisti per la pace palestinesi. L’accusa è tradimento per aver fatto una conferenza on-line con i loro omologhi israeliani.
Per dirla con gli slogan dell’organizzazione terroristica che controlla la Striscia di Gaza, gli attivisti sono finiti in manette perché hanno svolto “attività di normalizzazione via internet con l’occupazione israeliana”.
Eyad al-Bazm, portavoce di una sorta di Ministero dell’Interno di Hamas, ha sostenuto che il provvedimento è stato preso perché non i palestinesi non possono:
“Intrattenere qualsiasi attività o contatto con l’occupazione israeliana sotto qualsiasi copertura è un crimine punibile dalla legge e un atto di tradimento del popolo e dei suoi sacrifici”.
Ma quali sono stati i temi di discussione tra gli attivisti palestinesi e quelli israeliani? Semplici temi in comune e la situazione a Gaza dopo lo scoppio della pandemia.
A promuovere la conferenza su Zoom è stato Rami Aman, giornalista, attivista politico e fondatore del Comitato Giovani di Gaza, la cui sparizione è stata denunciata dalla famiglia, secondo cui il loro congiunto non ha più fatto ritorno a casa dopo la convocazione delle forze di sicurezza di Hamas.
Secondo il New York Times a far arrestare Rami Aman è stata la ricercatrice di Amnesty International Hind Khoudary, che ha denunciato l’attivista palestrine su Facebook e al capo dell’ufficio stampa di Hamas Salama Marouf, al portavoce di Hamas Ghazi Hamad e al portavoce del Ministero degli interni di Hamas, Iyad Al-Bozom. Poche ore più tardi Hamas ha proceduto agli arresti per coloro che hanno partecipato alla conferenza online.
Hind Khoudary ha provato a rimediare, cancellando il post sul social. Ormai, però, qualcuno aveva già provveduto a fare uno screenshot e la ricercatrice di Amnesty International è finita al centro delle polemiche su è intervento anche il direttore esecutivo della ong “UN Watch”, Hillel Neuer, che ha affermato:
“Un’organizzazione a difesa dei diritti umani non può impiegare un complice del regime terroristico di Hamas, una persona che fa incarcerare e probabilmente torturare gli attivisti per la pace solo perché hanno dialogato con israeliani. Amnesty dovrebbe innanzitutto spiegare perché ha assunto una persona del genere e perché la citava come presunta giornalista. Dai suoi post sui social network appare chiaro che Khoudary è da tempo una aperta sostenitrice degli atti di terrorismo contro israeliani sia di Hamas che di Hezbollah. Amnesty deve condurre un’indagine indipendente su chi, all’interno dell’organizzazione, fosse a conoscenza del sostegno di Khoudary alla violenza terroristica”.
Hamas che attraverso uno dei suoi portavoce, Hazem Qassem, ha elogiato gli arresti:
“L’unico rapporto con l’occupazione sionista è il combattimento permanente fino a quando non sarà costretta a lasciare tutte le terre palestinesi”.
Una dichiarazione da far leggere a chi sostiene che Hamas voglia trovare una strada per fare la pace con Israele.